
Il Ministro dell'Interno Maroni ha annunciato le scuse di Tripoli e giudicato "incidente grave, ma incidente" gli spari esplosi dalla motovedetta libica contro il peschereccio siciliano.
Il comandante del peschereccio, Gaspare Marrone, non crede alla tesi dell'incidente, così come dichiarato dal Ministro Maroni: "Era impossibile scambiarci per altri, la nostra è una barca di 36 metri attrezzata con macchinari da pesca modernissimi, impossibile fare confusione. Loro invece hanno sparato ad altezza uomo. Se avessero voluto intimidirci, sparavano in aria, in acqua. Invece la mia barca ha 50 fori da una paratia all'altra. Ma che comportamento è questo? E Maroni lo chiama un incidente? Dica quello che vuole, ma le cose non stanno così, quelli sparavano per ammazzarci, ad altezza uomo. E sapevano che eravano pescatori".
Anziché chiarire quanto successo,le dichiarazioni del titolare del Viminale sembrano complicare l'intera faccenda: perché se la motovedetta libica era perfettamente a conoscenza - come sostiene il comandante Marrone - di trovarsi di fronte a pescatori italiani, perché ha aperto il fuoco? Perché i sei militari italiani non hanno impedito ai loro "colleghi" libici di sparare?
Quelle motovedette, in base al Trattato dell'Amicizia, devono contrastare il fenomeno dell'immigrazione clandestina, non impedire ai pescatori italiani la pesca nelle acque internazionali del golfo della Sirte che i libici ritengono di loro proprietà.
Presidente Berlusconi, anche questo è tutto normale?
IdV Gualtieri