
Pensiamo che solo leggendo in modo attento il passato si possa capire meglio il presente e farsi un idea sul futuro. Continueremo a pubblicare un pò di storia recente ... (5)
IdV Gualtieri
Fiorani e il Cavaliere Il rapporto privilegiato con Forza Italia. I legami con la famiglia Berlusconi. L'appoggio politico alle scalate. L'ex boss di Bpl racconta il Grande Progetto
di
Peter Gomez e Vittorio Malagutti “Adesso che
Gianpiero Fiorani sta parlando tutti mettono le mani avanti.
Silvio Berlusconi si rifugia nei non ricordo, giura di essersi "sempre tenuto fuori" dal risiko bancario della scorsa estate e assicura "di non aver mai influenzato nessuno".
Fabrizio Cicchitto, il vicecoordinatore di Forza Italia, si spinge ancora più in là, e si lamenta perché "viene dato per oro colato quello che sta dicendo una persona nelle sue condizioni". Il capogruppo dei Ds alla Camera,
Luciano Violante, ammette invece di averlo incontrato per discutere la legge sul risparmio, ma aggiunge che lo stesso hanno fatto gli esponenti degli altri partiti. In Parlamento i boatos sui nomi della lobby di onorevoli che il banchiere, in quasi 15 ore d'interrogatorio secretati, ha messo a verbale si susseguono ai boatos. Anche se un fatto è certo. Se c'è un movimento politico che aveva un rapporto privilegiato con Fiorani e la Banca Popolare di Lodi questo è
Forza Italia. Non a caso, secondo quanto risulta a 'L'espresso', nel mirino della Guardia di Finanza è finita una fideiussione personale firmata nel 2002 dal presidente del Consiglio per far ottenere al movimento azzurro un prestito di 15 milioni di euro, serviti al cassiere forzista
Rocco Crimi per ripianare i debiti contratti durante la campagna elettorale con la Hdc del sondaggista Luigi Crespi. Niente di illecito, per carità. Anche se la storia di quel maxi-finanziamento targato Bpl (ora Banca popolare italiana) testimonia la familiarità dei rapporti tra i vertici dell'istituto di credito e Berlusconi. ...però è meglio spostare il tiro sul leasing di
D'Alema... c'est plus utile...
La firma della garanzia avviene nella quiete di Arcore, a villa San Martino dove, tre anni fa, si presenta
Gianfranco Boni, l'ex compagno di classe di Fiorani all'istituto tecnico commerciale Agostino Bassi, protagonista come l'amico di una carriera tutta interna alla banca che lo ha portato fino alla poltrona di direttore finanziario della Lodi e da qui, martedì 13 dicembre, a San Vittore per rispondere di associazione per delinquere, aggiotaggio, appropriazione indebita e riciclaggio. È con lui che
il Cavaliere sigla un prestito che ora diventa un particolare importante per riscontrare lo scenario politico delineato da Fiorani nei propri verbali. L'ex boss di Bpl, del resto, con i pm e
il gip Clementina Forleo è stato chiaro. Da una parte ha ammesso le proprie responsabilità in ordine alle ruberie che gli hanno permesso di accumulare all'estero un patrimonio di una settantina di milioni di euro.(...nel frattempo saliti ad oltre 200... ndr) Dall'altra ha puntato l'indice contro l'ex governatore di Banca d'Italia
Antonio Fazio. Lo ha descritto come al corrente di una serie di irregolarità compiute dalla Lodi durante l'assalto ad Antonveneta (tanto che Fazio ha deciso di dimettersi), ma lo anche dipinto come una pedina di un gioco molto più grande, nel quale lo stesso Fiorani non era che un co-protagonista. Una sorta di progettone politico-finanziario che aveva come obiettivo finale quello di cambiare il volto del capitalismo italiano. Un disegno di molto precedente alle scalate ad Antonveneta, Bnl e 'Corriere della Sera' che, nelle speranze dei suoi esecutori, avrebbe dovuto finire per coinvolgere gli assetti attuali di altre istituzioni economico-finanziarie. Secondo Fiorani, che non ha esitato a tirare in ballo nelle sue dichiarazioni pure i vertici di alcune banche straniere destinatari di vere e proprie tangenti, la presidenza del Consiglio sarebbe stata al corrente del piano. Berlusconi, anzi, avrebbe in qualche modo 'sponsorizzato' le scalate, mentre Fazio si sarebbe trovato con le mani legate. Davanti ai magistrati, l'ex numero uno della Lodi descrive l'ex governatore come un ostaggio, tenuto sotto schiaffo dai partiti che dallo scandalo Parmalat in poi hanno cominciato a mettere in discussione il suo mandato a vita. ...memorabile il comportamento dello statista
Tremonti che aveva messo un barattolo Cirio come portapenne sulla scrivania che era stata di Quintino Sella... tanto per usare un bel codice semantico da autentico mafioso...
Una simile analisi non deve sorprendere. Le cronache raccontano come il 14 gennaio del 2005 a Palazzo Chigi, dopo mesi di frizioni, si sia tenuto un pranzo della pace cui hanno partecipato
Fazio, Berlusconi, il senatore forzista e presidente della commissione Telecomunicazioni del Senato
Luigi Grillo (generosamente finanziato dalla Lodi) e l'allora ministro dell'economia
Luigi Siniscalco. Al termine dell'incontro, che aveva per tema la "difesa dell'italianità delle banche", Grillo riferisce: "C'è stata una sostanziale identità di vedute, non si parlerà più di mandato a termine del governatore". Subito la legge sul risparmio s'impantana nelle aule parlamentari, mentre il 23 gennaio 'Il Foglio', diretto dall'ex ministro per i rapporti col parlamento
Giuliano Ferrara, sotto il titolo 'Carissimi Nemici' scrive: "La Popolare di Lodi vuole comprare Antonveneta. Mediolanum (Cav.) e Unipol (D'Alema) l'aiutano".
In gennaio accade anche dell'altro. La scalata dell'immobiliarista
Stefano Ricucci al 'Corriere' si fa sempre più frenetica. Ricucci, che ha come advisor l'ex amministratore delegato di Mediaset,
Ubaldo Livolsi,(...tuttora consigliere Fininvest, tanto per chiarire...) si muove di sua iniziativa o su mandato di altri? E sopratutto, perché Fiorani lo finanzia nell'impresa con 570 milioni di euro pur rendendosi conto che l'assalto a via Solferino è rischioso sia dal punto di vista finanziario che da quello politico? Durante i suoi interrogatori ancora a piede libero, Fiorani aveva tergiversato: "Mah, avrò commesso un errore...". Adesso che si trova a San Vittore è più preciso. Parla di nuovo di
Berlusconi e della necessità del Cavaliere di godere buona stampa. L'operazione Rcs, del resto, anche se difficile non pareva impossibile. Il gruppo dei '
furbetti del quartierino' e i loro sponsor politici avevano appoggi ovunque. Anche nei tribunali, tanto che Fiorani ha parlato di una serie di provvedimenti di favore presi nei confronti della Bpl nel corso degli anni; e a sinistra, dove il numero uno di Unipol
Giovanni Consorte (vedi articolo a seguire) era riuscito a ottenere l'assenso del governo alla scalata Bnl, dopo un incontro con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio,
Gianni Letta.
Per quanto riguarda la Popolare di Lodi, invece, il rapporto con Berlusconi era diretto. Fiorani e il Cavaliere si erano conosciuti molti anni fa. Nel 1991, quando la Bpl aveva acquistato dalla famiglia di Nino Rovelli (il re delle chimica che grazie a
Cesare Previti avrebbe corrotto il giudice Renato Squillante) la
Banca Rasini, il piccolo istituto di credito di piazza dei Mercanti a Milano, dove aveva a lungo lavorato il padre del premier. (...a beneficio degli arcorizzati immemori, ricordiamo che la
Banca Rasini, diretta da Berlusconi Padre, è stata l'unica Banca italiana chiusa ed incorporata, guarda la combinazione, da Fiorani, con l'accusa di riciclaggio di danaro mafioso...) Fiorani aveva partecipato a quella trattativa. E al di là del tavolo aveva trovato, come rappresentante della Banca Commerciale di Lugano dei Rovelli,
Paolo Marmont, un finanziere milanese sposato con una nipote di Leopoldo Pirelli, destinato a diventare uno dei canali del riciclaggio del denaro nascosto in Svizzera da Fiorani & C. Della Rasini, una banca dove erano custoditi i segreti (mai svelati) sui primi finanziatori del Cavaliere, Fiorani è anche stato il direttore. E in queste vesti ha concesso affidamenti a società personali di Berlusconi, come l'immobiliare
Dolcedrago, che amministrava alcune ville in Sardegna, alla quale, per esempio, nel febbraio del '94 viene dato un prestito da un miliardo di lire. Buonissimi erano pure i legami con
Paolo Berlusconi. Quando il fratello del premier patteggia la pena nel processo per la discarica di Cerro, Berlusconi junior si rivolge alla Lodi per ottenere i quasi 50 milioni di euro con cui risarcire il danno. E sempre la Lodi si fa avanti con decisione per tentare di rilevare dalla
Edilnord 2000 della famiglia Berlusconi una rete di negozi in franchising, poi invece finita in mano alla Pirelli Real Estate. Il Berluschino nel progetto di Fiorani ci crede. Tanto che nella cassaforte della sua Paolo Berlusconi Finanziaria (PBF) è inserita come investimento stabile un'unica società quotata: la Bpl di cui la PBf risulta possedere 8 mila azioni.
Fiorani diventa a poco a poco una sorta di banchiere di riferimento al quale si rivolgono gli uomini più vicini al Cavaliere: l'ex manager di Publitalia e sottosegretario alle Riforme
Aldo Brancher che, secondo Fiorani, sarà il canale per contattare gli altri onorevoli da inserire nella sua lobby, il presidente della commissione telecomunicazioni della Camera,
Paolo Romani, e sopratutto il sondaggista di fiducia
Luigi Crespi, di cui la Lodi diventa socia in Hdc Datamedia, attraverso Efibanca. Fiorani, insomma, era uno di cui fidarsi. Lui, del resto, ricambiava la stima dicendo a chiare lettere ai giornali:
"Noi siamo una banca governativa". Almeno fino al giorno del suo arresto.”