Benvenuti nel blog di IdV Gualtieri

Lo scopo di questo blog è di dare la possibilità, a chi non ci conosce personalmente, di segnalarci situazioni particolari sul territorio ed eventualmente suggerirci migliorie da realizzare. Inoltre vorremmo trattare avvenimenti politici a carattere nazionale ed internazionale, condividendoli con tutti coloro che lo vorranno.

martedì 26 gennaio 2010

27 GENNAIO GIORNATA DELLA MEMORIA












"Ogni uomo civile è tenuto a sapere che Auschwitz è esistito, e che cosa vi è stato perpetrato: se comprendere è impossibile, conoscere è necessario". Nel Giorno della Memoria, omaggio al grande scrittore ebreo Primo Levi, testimone dell’orrore dei lager nazisti e autore del capolavoro mondiale Se questo è un uomo.

Il Generale Dwight D. Eisenhower aveva ragione nell’ordinare che fossero fatti molti filmati e molte foto. Puntualmente, come era stato previsto circa 60 anni fa, qualcuno vuole negare gli orrori commessi dai nazisti.

E’ una questione di Storia ricordare, perché non si ripeta.


Quando il Supremo Comandante delle Forze alleate (Stati Uniti, Inghilterra, Francia, etc.), Generale Dwight D. Eisenhower, incontrò le vittime dei campi di concentramento, ordinò che fossero fatte il maggior numero di foto possibili, e fece in modo che i tedeschi delle città vicine fossero accompagnati fino a quei campi e, persino, seppellissero i morti. Il motivo, lui l’ho spiegò così: “Che si tenga il massimo della documentazione – che si facciano filmati – che si registrino i testimoni – perché, in qualche momento durante la Storia, qualche idiota potrebbe sostenere che tutto questo non è mai successo.”

Sono trascorsi più di 60 anni dal termine della Seconda Guerra Mondiale.

In memoria dei milioni di esseri umani che sono stati trucidati, violentati, lasciati morire di fame e umiliati; nel mentre Germania e Russia, in primis, volgevano lo sguardo in altre direzioni.

Ora più che mai, di fronte a chi sostiene che “L’Olocausto è un mito”, è fondamentale fare in modo che il MONDO non dimentichi mai l’orrore prodotto dal MALIGNO attraverso altri esseri umani soggiogati dalla PAZZIA.

Noi non vogliamo dimenticare, ne vogliamo volgere lo sguardo in altra direzione

mercoledì 13 gennaio 2010

MAMMA MIA LA LEGA !!!

Intervista di Piero Ricca a Rosanna Sapori ex-giornalista di RADIO PADANIA.

Ascoltate e riflettete....

sabato 9 gennaio 2010

PERCHE' BOSSI HA CAMBIATO OPINIONE SU BERLUSCONI?...


Pensiamo che solo leggendo in modo attento il passato si possa capire meglio il presente e farsi un idea sul futuro. Continueremo a pubblicare un pò di storia recente ... (9)
IdV Gualtieri

Perché la LEGA ha cambiato opinione?

Di Dario Campolo

Bossi non smette più di stupirci, dopo le esternazioni dei giorni scorsi che a volere far fuori Silvio Berlusconi sia la Mafia, oggi dice che la Lega è pronta a far scendere il Popolo in piazza per la bocciatura del Lodo Alfano.Scusate, ma mi viene spontaneo chiedere al Senatur se comincia ad avere qualche problema di lucidità, anzi mi viene da chiedere al Senatur Umberto Bossi cosa è successo dal ‘90 ad oggi. Per chi non lo sapesse, Bossi negli anni ‘90 indicava Berlusconi come "mafioso" e come "l’uomo di Cosa Nostra".

Oggi?Semplice, oggi invece Bossi afferma che è la stessa mafia ad aver complottato contro Berlusconi: "Berlusconi adesso e’ odiato dalla mafia. La mafia può fargli male. Ho pensato che la storia delle donne sia per quel problema lì, perchè il governo ha fatto una legge durissima sul sequestro dei beni ai mafiosi, che li ha colpiti duramente. Stai attento Berlusconi, quelli non perdonano, la mafia e’ vendicativa" (agenzia AGI, 27 agosto 2009).Berlusconi non sarebbe più punibile per la sola ragione che il popolo lo vota? Cosa vuol dire, che se Berlusconi compisse un reato anche molto grave ma il popolo continuasse a votarlo tutto gli dovrebbe essere concesso? Assolutamente no!!!La dimostrazione l’ha data Gaetano Pecorella, parlamentare e legale di Berlusconi, sostenendo che il Premier non va considerato uguale agli altri parlamentari ma ad un livello "superiore". Berlusconi dunque sarebbe "più uguale degli altri". Ma la Costituzione non dice questo, il popolo vota il Parlamento che a sua volta vota il capo di Governo. La Costituzione non può essere stravolta.Pochi giorni fa è stato stabilito in sede civile che il Signor Berlusconi ha corrotto per prendersi la Mondadori.

Oggi Berlusconi si dice allibito per l’esito della sentenza che lo vede “corresponsabile della vicenda corruttiva” e per questo Fininvest deve alla Cir della famiglia De Benedetti 750 milioni di euro, a mio dire ancora pochi.Quindi abbiamo un corruttore accertato in sede civile ed imputato in altri processi in sede penale che per via della immunità prevista dal Lodo Alfano non verrà sottoposto a giudizio. Mi si viene a dire che il popolo scenderà in piazza? Bene, allora io a quello stesso popolo che vorrebbe scendere in piazza e che lo ha votato e lo voterà chiedo: se per caso qualcuno di voi fosse imputato come lo è il signor Berlusconi, sarebbe contento di ottenere un trattamento diverso? E quindi andare in carcere se riconosciuto colpevole? Vi chiedo ancora: qualcuno scenderebbe in piazza per voi? No è la risposta, e allora vi dico che, visto che abbiamo una delle Costituzioni più ben fatte al mondo per via dell’equilibrio costruito ad hoc per evitare GOLPI ed eccessivi strapoteri, cerchiamo di tenercela stretta la nostra COSTITUZIONE e di non farci convincere dall’informazione malata che ci viene passata.

Svegliamoci...Concludo agganciandomi all’argomento iniziale e quindi con un quesito per i Leghisti che tanto odiano Fini e Berlusconi (a loro dire): come mai Bossi ha fatto questo cambiamento dal ‘90 ad oggi nei confronti del Berlusconi? Nel marzo del 2007 i giornali pubblicarono una notizia riguardante una presunta elargizione di denaro da parte di Silvio Berlusconi a Umberto Bossi. Nell’ambito dell’inchiesta relativa al dossieraggio illegale condotto da alcuni funzionari della sicurezza Telecom e del SISMI fu arrestato su richiesta della Procura di Milano il 18 gennaio 2007 Guglielmo Sasinini, ex-giornalista del settimanale Famiglia Cristiana, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla violazione del segreto d’ufficio, alla corruzione e all’accesso abusivo al sistema informatico. Nelle agende sequestrate a Sasinini fu trovata una nota relativa alla presunta elargizione di settanta miliardi di vecchie lire da Silvio Berlusconi a Umberto Bossi, «in cambio della totale fedeltà». Negli appunti del giornalista si legge anche questa frase: «In quel periodo pignorata per debiti la casa di Bossi. Debiti già ripianati con... 70 miliardi».

Quando questa notizia apparve sulla stampa (23 marzo 2007), Bossi annunciò querela nei confronti di Sasisini e l’avvocato Niccolò Ghedini definì la notizia “falsa e destituita di fondamento”. Secondo la giornalista Rosanna Sapori, che ha lavorato per anni a Radio Padania Libera, Umberto Bossi avrebbe venduto a Berlusconi addirittura la titolarità del simbolo del partito.”

giovedì 7 gennaio 2010

A PROPOSITO DI "ROMA LADRONA" ...



Pensiamo che solo leggendo in modo attento il passato si possa capire meglio il presente e farsi un idea sul futuro. Continueremo a pubblicare un pò di storia recente ... (8)
IdV Gualtieri


A PROPOSITO DI "ROMA LADRONA" ...
di Viviana Vivarelli

"Nella vicenda Fazio-Antonveneta e sfascio anche del sistema creditizio italiano non dobbiamo dimenticare la bella figura della Lega.
Veramente encomiabile la vicenda della Banca della Lega. Del resto in linea con tutte le iniziative social-politico-economiche della Lega, che fanno tutte le stessa fine disastrosa da incapaci, improvvisatori e alla fine corrotti e intrallazzati come tutti gli altri.
Il 28 ottobre 1998 si costituisce a Samarate in provincia di Varese, il comitato Promotore per la costituzione della Banca Credieuronord.
Per raccogliere il capitale necessario, si raccolgono le quote dai leghisti battendo a tappeto le sezioni della Lega Nord di Piemonte, Lombardia e Veneto.
Il quotidiano LA PADANIA e l’emittente RADIO PADANIA LIBERA, invitano gli aderenti leghisti a sottoscrivere le quote.
Nei mitici raduni di Pontida si raccolgono adesioni, promotore lo stesso Bossi.
Il 21 febbraio 2000, con atto notarile, si costituisce la Banca Popolare CredieuroNord, società cooperativa per azioni a responsabilità limitata, 2600 soci, capitale nominale di quasi 18 miliardi di lire.
Banca d’Italia concede l’autorizzazione, si aprono i primi sportelli al Nord.
Bellissimo il proclama del presidente Gianmaria Galimberti : “Credieuronord serve agli ideali che la Lega ha sempre portato avanti, la difesa del risparmio della famiglia e della piccola e media impresa. Si da’ concretezza agli ideali del Carroccio… La politica non si mescolerà MAI con la nostra Banca, Credieuronord si muoverà su un piano assolutamente deontologico e non verranno fatti dei prestiti graziosi perché non è nello spirito della banca né nello statuto della banca”
Sarebbe proprio il caso di fare la classica battuta sulle "ultime parole famose"!

La Banca apre i suoi sportelli e parte con la nota inadeguatezza e improvvisazione alla Calderoli o quasi: niente regolamento interno, niente controlli, una politica creditizia fai da te, prestiti agli amici senza guardare alle garanzie, niente valutazione dei rischi, insomma una forma di clientelismo amicale e straccione... in fondo e’ una banca di amici, come all’osteria e per la Lega la legge e’ sempre stata un di più, così proseguono sconfinamenti e sofferenze, gravi devianze legali e amministrative... Insomma la solita attività abborracciata e inaffidabile sempre presente in ogni operazione della Lega, dalla Bossi-Fini, alla direzione della giustizia, ai rapporti col lavoro, al controllo del CNR.
In soli due anni di gestione "faziosa" la Banca della Lega marcia verso il disastro, insomma i soliti incapaci, supponenti, ma incapaci, gonfi di retorica ma poveri di fatti. La direzione e’ stata così irregolare da portare a un deficit di una decina di milioni di euro, non poco per una banca così piccola.
I controllori di Bankitalia dovrebbero intervenire ma invece è proprio allora che Fazio da’ il suo benevolo aiuto, ovviamente niente si da’ per niente.
Il patto è: si preme in Parlamento perchè il mandato del governatore di Bankitalia non sia a vita come un Papa, ma a termine, magari di otto anni, come vogliono le leggi europee, ma un mandato a vita da’ a Fazio un potere ben più grande, come nessun governatore di banca nazionale ha in tutta Europa, e allora Fazio è come dicesse virtualmente: "io vi salvo la banca e chiudo gli occhi sulle vostre irregolarità e voi, in cambio, votate contro il mio mandato a termine".
E il fiero annuncio che la banca della Lega non sarebbe mai scesa a compromessi politici? Tutto dimenticato.
Dal che si vede chiaramente quale sia il livello etico e legalitario di entrambi, quale sia l’attendibilità di Fazio e quale sia la presunta purezza della Lega.
Insomma: “Le chiacchiere sun bele, ma davanti al dane’, andem! Sum mica capron!”
Così capiamo benissimo come mai La Padania inneggi a Fazio.
In questo bailamme, il governo si inceppa, i parlamentari Cdl sbraitano che una faccenda così delicata non deve cadere nelle mani della magistratura, ma, nei fatti, solo la Clementina Forleo e altri giudici vanno avanti nella tutela della legge, il governo si gingilla, mentre l’emerito ministro leghista Castelli sollecita un’azione disciplinare non contro Galimberti, presidente della SUA banca (il conflitto di interessi e’ del tutto infondato!) ma contro la Forleo, rea di difendere la legge (ma il piano deontologico?).

Intanto la stampa infuria, saltano fuori le intercettazioni che mostrano quale sia il controllo del controllore Fazio (ma questi potenti sono così gonfi di sè da non sospettare nemmeno di essere presi in castagna?), e il gentilissimo Berlusconi si premura di farsi venire una tonsillite per salvare il caro amico Fazio e il caro amico Bossi, rimandando tutto alle calende greche, e infatti il consiglio dei ministri non si puo’ fare se Berlusconi ha la tosse, come se poi questo Berlusconi in consiglio o in Parlamento vi fosse venuto spesso.
E quale sia la nuova etichetta della vecchia Lega, già contro Roma ladrona, e ora partecipe alle ladrerie a tutti gli effetti, ormai si sa: “I dane’ sun i dane’!” Punto.
Insomma chi va con lo zoppo impara a zoppicare.
L’etica lasciala ai cretini che non hanno potere.
Meglio una tonsillite oggi che un disastro domani.
La persona fisica che fa il salvataggio degli incapaci è certo ragionier Gianpiero Fiorani, ex giornalista dell'Avvenire (giornale della Chiesa), già amministratore delegato della Banca Popolare di Lodi, altra chiacchieratissima banca, sempre Fazio concedendo.
Il Fiorani e’ molto attivo, in 4 anni si è preso l'Iccri, l'Efibanca, la Popolare di Crema, le Casse di Risparmio di Livorno, Lucca e Pisa, la Casse di Imola e Pescara, le Popolari del Trentino, di Mantova e di Bronte, il Banco di Chiavari e la Popolare di Cremona, con una coda di accuse per insider.
Ma Fazio le ha gentilmente archiviate.
Ora Fiorani e’ entrato nella storia dell'Antonveneta.
Il giro si allarga.
Ci sono capitali stranieri che vogliono entrare nelle scalate delle banche italiane, ma Fazio preferisce affidare le nostre banche ai nuovi venuti, gente oscura, dai facili arricchimenti e dietro cui c'è il deserto.
Gente per intendersi trasparente quanto un Berlusconi ai tempi dell’Edilnord, che un momento prima cantava sulle navi e un momento dopo investiva sul mercato capitali da capogiro.
In questo bel giro di investimenti misteriosi e di banche sull’orlo di una crisi di nervi c’è anche un prete, tal don Luigi Ginami, legato a Geronzi e Fazio, consigliere più finanziario che spirituale.
Di nuovo Bankitalia dovrebbe controllare e fari rispettare la legge, di nuovo Fazio gioca sporco, ignora i conflitti di interesse e le norme antitrust e tende piuttosto a favorire i beniamini, riccastri o politici, in cambio di favori di tipo ignoto (quell’intercettazione: “Portami la solita cosa passando dal retro”, non parlerà di caciocavallo, penso).
Insomma se il sistema è marcio, la Lega mostra di saperci stare benissimo, come il baco nella mela.
Berlusconi con Fazio ci sta pappa e ciccia.
Povero Bossi! Prima senza la voce, ora senza la dignità.
Doveva essere la lotta a Roma ladrona, è diventata la magnata de noantri!"

lunedì 4 gennaio 2010

COME SIAMO CONCIATI ...


Pensiamo che solo leggendo in modo attento il passato si possa capire meglio il presente e farsi un idea sul futuro. Continueremo a pubblicare un pò di storia recente ... (6)
IdV Gualtieri

Come siamo conciati male...
Un articolo-inchiesta di Marco Travaglio

“Toccava vedere anche questa: un presidente del Consiglio con dodici rinvii a giudizio, sei prescrizioni e due processi in corso all'attivo, circondato di pregiudicati, ottiene le dimissioni del governatore di Bankitalia che non voleva sloggiare per ben due avvisi di garanzia. Dimissioni invocate a gran voce, "per la credibilità dell'Italia", da quanti non hanno mai chiesto le dimissioni del presidente del Consiglio né dei pregiudicati al seguito. Naturalmente l'anomalia non sono le dimissioni: ma il fatto che le dia solo Fazio e non Berlusconi.
Il quale, per la cronaca, non è sospettato di abuso d'ufficio e insider trading, ma ha sicuramente pagato un giudice tramite un suo avvocato (reo confesso di frode fiscale), già ministro, da 12 anni parlamentare. C'entra qualcosa tutto ciò con la "credibilità dell'Italia"? Chissà. A sentire i TG di regime, pare quasi che Gianpiero Fiorani avesse due soli amici: Fazio e Consorte. Invece ne aveva ben di più. La variopinta compagnia di giro che qualche mese fa, all'ombra dello sgovernatore e dei protettori azzurri, bianchi, rossi e verdi, decise di spartirsi Antonveneta, Bnl e Rizzoli-Corriere della sera (tanto per gradire: poi sarebbe toccato verosimilmente alle Generali e alla solita Telecom), aveva molto a che fare con il Cavalier Bellachioma e i suoi cari. Prendiamo uno dei capi della banda, anzi della banca: Gianpiero Fiorani, l'uomo che è riuscito ad associare due figure in genere distinte, quella del banchiere e quella del rapinatore, in una sola persona, la sua. Bene, Fiorani è colui che acquista gentilmente la Banca Rasini, dove il padre del Cavaliere, ragionier Luigi Berlusconi, era entrato sportellista e uscito direttore generale, e dove secondo Sindona la mafia riciclava i soldi sporchi. Poi ingloba nella Popolare di Lodi anche l'Efibanca, la merchant dell'Eni infestata di piduisti di cui Previti era ovviamente consulente e che fornì crediti illimitati a Bellachioma per la sua scalata alle tv. Insomma, fino all'altroieri il banchiere-rapinatore è rimasto seduto sulle due banche che nascondono molti segreti dell'oscuro passato del Biscione, e sui rispettivi archivi.
Nel '99 la Guardia di Finanza di Palermo andò alla Lodi in cerca delle carte sui misteriosi finanziamenti alle holding Fininvest, ma si sentì rispondere che l'archivio Rasini non c'era più. I finanzieri tornarono poco dopo, ripetendo la domanda con più energia. Allora ai dirigenti fioraniani venne improvvisamente in mente che forse l'archivio c'era: fu riesumato dalla pensione un vecchio archivista che accompagnò i militari in una soffitta di via Mercanti. Purtroppo alcuni microfilm erano andati bruciati (autocombustione?), mentre le holding Fininvest si faticava a trovarle perchè erano state registrate (quando si dice la sbadataggine) alla voce "negozi di estetista e parrucchiere per signora"
(N.D.R. nello spettacolo di DARIO & FRANCA RAME, l’Anomalo Bicefalo, questo fatto è bene specificato: tutte le holding di Bellachioma erano intestate a negozi di parrucchiera). Quanto all'Efibanca, dopo averla incorporata, Fiorani si mette in società con l'Hdc di Enrico Crespi, il sondaggista di Forza Italia. Un impegnuccio da 15 miliardi di lire. Poi all'improvviso gli chiede di rientrare dai fidi: Hdc fallisce e Crespi finisce in galera per bancarotta. Insomma, il presidente del Consiglio è proprio l'uomo adatto per risolvere il caso. Infatti, per il dopo-Fazio, mentre i giornali fanno i nomi di Monti, Quadrio Curzio, Padoa Schioppa, Draghi e altri pericolosi incensurati, lui ha in mente l'uomo giusto al posto giusto: il senatore forzista Giampiero Cantoni. Ex socialista, Cantoni era presidente di Bnl nel febbraio '94 quando dovette "autosospendersi" in tutta fretta per una spiacevole disavventura.
Mentre un'ispezione di Bankitalia si occupava di finanziamenti Bnl al gruppo meccanico Mandelli che aveva rilevato un'azienda legata alla sua famiglia, la Procura di Milano lo indagava e poi lo faceva arrestare per corruzione. L'accusa era quella di aver corrotto l'architetto Anchise Marcori, capogruppo del Psi al comune di Segrate, con una mazzetta di 400 milioni di lire in cambio della concessione edilizia per un complesso residenziale nei terreni della sua famiglia. Cantoni confessò di aver pagato, ma sostenne di essere stato costretto. Cioè concusso. Ma non fu creduto, nemmeno da se stesso, visto che all'udienza preliminare si presentò con 800 milioni sull'unghia a titolo di risarcimento e patteggiò circa 2 anni di reclusione. Per corruzione.
Ecco perchè Bellachioma ha subito pensato a lui per rimpiazzare Fazio. Scegliere un incensurato, col pericolo che poi venga indagato, è troppo rischioso. Molto meglio un pregiudicato, che è già allenato.”

sabato 2 gennaio 2010

FIORANI E IL CAVALIERE



Pensiamo che solo leggendo in modo attento il passato si possa capire meglio il presente e farsi un idea sul futuro. Continueremo a pubblicare un pò di storia recente ... (5)
IdV Gualtieri

Fiorani e il Cavaliere

Il rapporto privilegiato con Forza Italia. I legami con la famiglia Berlusconi. L'appoggio politico alle scalate. L'ex boss di Bpl racconta il Grande Progetto
di Peter Gomez e Vittorio Malagutti

“Adesso che Gianpiero Fiorani sta parlando tutti mettono le mani avanti. Silvio Berlusconi si rifugia nei non ricordo, giura di essersi "sempre tenuto fuori" dal risiko bancario della scorsa estate e assicura "di non aver mai influenzato nessuno". Fabrizio Cicchitto, il vicecoordinatore di Forza Italia, si spinge ancora più in là, e si lamenta perché "viene dato per oro colato quello che sta dicendo una persona nelle sue condizioni". Il capogruppo dei Ds alla Camera, Luciano Violante, ammette invece di averlo incontrato per discutere la legge sul risparmio, ma aggiunge che lo stesso hanno fatto gli esponenti degli altri partiti. In Parlamento i boatos sui nomi della lobby di onorevoli che il banchiere, in quasi 15 ore d'interrogatorio secretati, ha messo a verbale si susseguono ai boatos. Anche se un fatto è certo. Se c'è un movimento politico che aveva un rapporto privilegiato con Fiorani e la Banca Popolare di Lodi questo è Forza Italia. Non a caso, secondo quanto risulta a 'L'espresso', nel mirino della Guardia di Finanza è finita una fideiussione personale firmata nel 2002 dal presidente del Consiglio per far ottenere al movimento azzurro un prestito di 15 milioni di euro, serviti al cassiere forzista Rocco Crimi per ripianare i debiti contratti durante la campagna elettorale con la Hdc del sondaggista Luigi Crespi. Niente di illecito, per carità. Anche se la storia di quel maxi-finanziamento targato Bpl (ora Banca popolare italiana) testimonia la familiarità dei rapporti tra i vertici dell'istituto di credito e Berlusconi. ...però è meglio spostare il tiro sul leasing di D'Alema... c'est plus utile...

La firma della garanzia avviene nella quiete di Arcore, a villa San Martino dove, tre anni fa, si presenta Gianfranco Boni, l'ex compagno di classe di Fiorani all'istituto tecnico commerciale Agostino Bassi, protagonista come l'amico di una carriera tutta interna alla banca che lo ha portato fino alla poltrona di direttore finanziario della Lodi e da qui, martedì 13 dicembre, a San Vittore per rispondere di associazione per delinquere, aggiotaggio, appropriazione indebita e riciclaggio. È con lui che il Cavaliere sigla un prestito che ora diventa un particolare importante per riscontrare lo scenario politico delineato da Fiorani nei propri verbali. L'ex boss di Bpl, del resto, con i pm e il gip Clementina Forleo è stato chiaro. Da una parte ha ammesso le proprie responsabilità in ordine alle ruberie che gli hanno permesso di accumulare all'estero un patrimonio di una settantina di milioni di euro.(...nel frattempo saliti ad oltre 200... ndr) Dall'altra ha puntato l'indice contro l'ex governatore di Banca d'Italia Antonio Fazio. Lo ha descritto come al corrente di una serie di irregolarità compiute dalla Lodi durante l'assalto ad Antonveneta (tanto che Fazio ha deciso di dimettersi), ma lo anche dipinto come una pedina di un gioco molto più grande, nel quale lo stesso Fiorani non era che un co-protagonista. Una sorta di progettone politico-finanziario che aveva come obiettivo finale quello di cambiare il volto del capitalismo italiano. Un disegno di molto precedente alle scalate ad Antonveneta, Bnl e 'Corriere della Sera' che, nelle speranze dei suoi esecutori, avrebbe dovuto finire per coinvolgere gli assetti attuali di altre istituzioni economico-finanziarie. Secondo Fiorani, che non ha esitato a tirare in ballo nelle sue dichiarazioni pure i vertici di alcune banche straniere destinatari di vere e proprie tangenti, la presidenza del Consiglio sarebbe stata al corrente del piano. Berlusconi, anzi, avrebbe in qualche modo 'sponsorizzato' le scalate, mentre Fazio si sarebbe trovato con le mani legate. Davanti ai magistrati, l'ex numero uno della Lodi descrive l'ex governatore come un ostaggio, tenuto sotto schiaffo dai partiti che dallo scandalo Parmalat in poi hanno cominciato a mettere in discussione il suo mandato a vita. ...memorabile il comportamento dello statista Tremonti che aveva messo un barattolo Cirio come portapenne sulla scrivania che era stata di Quintino Sella... tanto per usare un bel codice semantico da autentico mafioso...

Una simile analisi non deve sorprendere. Le cronache raccontano come il 14 gennaio del 2005 a Palazzo Chigi, dopo mesi di frizioni, si sia tenuto un pranzo della pace cui hanno partecipato Fazio, Berlusconi, il senatore forzista e presidente della commissione Telecomunicazioni del Senato Luigi Grillo (generosamente finanziato dalla Lodi) e l'allora ministro dell'economia Luigi Siniscalco. Al termine dell'incontro, che aveva per tema la "difesa dell'italianità delle banche", Grillo riferisce: "C'è stata una sostanziale identità di vedute, non si parlerà più di mandato a termine del governatore". Subito la legge sul risparmio s'impantana nelle aule parlamentari, mentre il 23 gennaio 'Il Foglio', diretto dall'ex ministro per i rapporti col parlamento Giuliano Ferrara, sotto il titolo 'Carissimi Nemici' scrive: "La Popolare di Lodi vuole comprare Antonveneta. Mediolanum (Cav.) e Unipol (D'Alema) l'aiutano".

In gennaio accade anche dell'altro. La scalata dell'immobiliarista Stefano Ricucci al 'Corriere' si fa sempre più frenetica. Ricucci, che ha come advisor l'ex amministratore delegato di Mediaset, Ubaldo Livolsi,(...tuttora consigliere Fininvest, tanto per chiarire...) si muove di sua iniziativa o su mandato di altri? E sopratutto, perché Fiorani lo finanzia nell'impresa con 570 milioni di euro pur rendendosi conto che l'assalto a via Solferino è rischioso sia dal punto di vista finanziario che da quello politico? Durante i suoi interrogatori ancora a piede libero, Fiorani aveva tergiversato: "Mah, avrò commesso un errore...". Adesso che si trova a San Vittore è più preciso. Parla di nuovo di Berlusconi e della necessità del Cavaliere di godere buona stampa. L'operazione Rcs, del resto, anche se difficile non pareva impossibile. Il gruppo dei 'furbetti del quartierino' e i loro sponsor politici avevano appoggi ovunque. Anche nei tribunali, tanto che Fiorani ha parlato di una serie di provvedimenti di favore presi nei confronti della Bpl nel corso degli anni; e a sinistra, dove il numero uno di Unipol Giovanni Consorte (vedi articolo a seguire) era riuscito a ottenere l'assenso del governo alla scalata Bnl, dopo un incontro con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta.

Per quanto riguarda la Popolare di Lodi, invece, il rapporto con Berlusconi era diretto. Fiorani e il Cavaliere si erano conosciuti molti anni fa. Nel 1991, quando la Bpl aveva acquistato dalla famiglia di Nino Rovelli (il re delle chimica che grazie a Cesare Previti avrebbe corrotto il giudice Renato Squillante) la Banca Rasini, il piccolo istituto di credito di piazza dei Mercanti a Milano, dove aveva a lungo lavorato il padre del premier. (...a beneficio degli arcorizzati immemori, ricordiamo che la Banca Rasini, diretta da Berlusconi Padre, è stata l'unica Banca italiana chiusa ed incorporata, guarda la combinazione, da Fiorani, con l'accusa di riciclaggio di danaro mafioso...) Fiorani aveva partecipato a quella trattativa. E al di là del tavolo aveva trovato, come rappresentante della Banca Commerciale di Lugano dei Rovelli, Paolo Marmont, un finanziere milanese sposato con una nipote di Leopoldo Pirelli, destinato a diventare uno dei canali del riciclaggio del denaro nascosto in Svizzera da Fiorani & C. Della Rasini, una banca dove erano custoditi i segreti (mai svelati) sui primi finanziatori del Cavaliere, Fiorani è anche stato il direttore. E in queste vesti ha concesso affidamenti a società personali di Berlusconi, come l'immobiliare Dolcedrago, che amministrava alcune ville in Sardegna, alla quale, per esempio, nel febbraio del '94 viene dato un prestito da un miliardo di lire. Buonissimi erano pure i legami con Paolo Berlusconi. Quando il fratello del premier patteggia la pena nel processo per la discarica di Cerro, Berlusconi junior si rivolge alla Lodi per ottenere i quasi 50 milioni di euro con cui risarcire il danno. E sempre la Lodi si fa avanti con decisione per tentare di rilevare dalla Edilnord 2000 della famiglia Berlusconi una rete di negozi in franchising, poi invece finita in mano alla Pirelli Real Estate. Il Berluschino nel progetto di Fiorani ci crede. Tanto che nella cassaforte della sua Paolo Berlusconi Finanziaria (PBF) è inserita come investimento stabile un'unica società quotata: la Bpl di cui la PBf risulta possedere 8 mila azioni.

Fiorani diventa a poco a poco una sorta di banchiere di riferimento al quale si rivolgono gli uomini più vicini al Cavaliere: l'ex manager di Publitalia e sottosegretario alle Riforme Aldo Brancher che, secondo Fiorani, sarà il canale per contattare gli altri onorevoli da inserire nella sua lobby, il presidente della commissione telecomunicazioni della Camera, Paolo Romani, e sopratutto il sondaggista di fiducia Luigi Crespi, di cui la Lodi diventa socia in Hdc Datamedia, attraverso Efibanca. Fiorani, insomma, era uno di cui fidarsi. Lui, del resto, ricambiava la stima dicendo a chiare lettere ai giornali: "Noi siamo una banca governativa". Almeno fino al giorno del suo arresto.”
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