
Un violento nubifragio ha colpito la provincia di Messina, provocando frane, smottamenti e, al momento, 21 morti. Alle persone colpite la nostra doverosa solidarietà.
Non si tratta di triste fatalità
La natura non fa sconti. Prima o poi, gli errori ricadono addosso a chi li ha compiuti. Seminando la morte, come vediamo a Messina. il territorio italiano è sfruttato, martoriato, malgovernato, più l’Italia si sbriciola e si impantana in una melma che ingoia vittime, provoca crolli, dispersi, assenza d’acqua potabile, quindi disperazione. Legambiente certifica che nel 77% dei comuni sono state costruite abitazioni e nel 56% fabbricati industriali in aree a rischio. Ancora numeri, eloquentissimi. 5.581 comuni italiani a rischio idrogeologico di cui 1.700 per frane, 1.285 per alluvioni, 2.596 per frane e alluvioni insieme. Nella sola Sicilia, 272 comuni a rischio e 91 nel Messinese. Il record appartiene al Piemonte con 1.046 comuni in pericolo, l’opposto della Sardegna che ne registra appena 42.
Comuni del Nord e del Sud hanno permesso di edificare in aree di esondazione. Il pericolo cresce perché, come i climatologi insegnano, siamo definitivamente entrati in una fase in cui i fenomeni atmosferici sono più violenti e imprevedibili. L’essenza dei nuovi problemi idrogeologici è tutta qui: in tre giorni può cadere la stessa quantità di pioggia di un’intera stagione. Anche tanti cittadini comuni, a ragione, individuano nell’abusivismo edilizio la vera causa dei disastri.
Troppo spesso a non (voler) comprendere sono le amministrazioni locali. Solo a Roma sono in esame 85 mila domande di condono presentate tra i primi anni Novanta e il 2003. Ciò significa che l’abusivismo dilaga sotto le amministrazioni e i governi di ogni segno politico. La corresponsabilità è generale. Quasi un marchio culturale collettivo, qui l’Italia segna una fortissima differenza col resto dell’Europa. Siamo di fronte a un problema di scarsissimo rispetto delle leggi.
Nel resto d’Europa l’abusivismo o non c’è o si registra in forme assolutamente marginali.
Cosa fare? Occorre semplicemente la repressione, che manca completamente. Perché parliamo di reati gravi che vanno repressi. Invece il fenomeno continua a crescere. Nell’indifferenza generale. Già, l’indifferenza. Nemmeno l’abusivismo riguardasse solo chi lo produce e non si trasformasse invece, come realmente accade, nel depauperamento di un patrimonio collettivo che la Costituzione ci impone di salvaguardare (articolo 9: «La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione»).
Il PONTE sullo STRETTO.
Prima di costruire nuove cubature, sarebbe assai meglio riassestare le vecchie costruzioni e soprattutto occuparsi della cura del territorio. Ma sembra impossibile ragionare così.
Vero Sig. Presidente del Consiglio? Da diversi anni 'Italia nostra', Associazione nazionale per la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale della nazione, produce documenti realizzati da eccellenti professionisti. Tali documenti sono stati inviati al Governo e alle amministrazioni locali. Qualcuno li ha letti? eppure è tutto già scritto lì..... 'Italia nostra' è accusata di essere contro lo sviluppo, nemici di qualsiasi ipotesi di edificabilità. Falso. Italia nostra chiede solo di intervenire dopo aver analizzato attentamente le caratteristiche del luogo e il suo livello di sostenibilità. Ma a proposito... .
'Italia nostra' è da sempre contraria alla costruzione del Ponte sullo Stretto. Ora qualcuno dovrà spiegare con quale coraggio, dopo una simile catastrofe, si può immaginare di dar vita a una simile grande opera su un territorio, come quello siciliano, tanto gravido di pericoli e di incognite.
IdV Gualtieri
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