Benvenuti nel blog di IdV Gualtieri

Lo scopo di questo blog è di dare la possibilità, a chi non ci conosce personalmente, di segnalarci situazioni particolari sul territorio ed eventualmente suggerirci migliorie da realizzare. Inoltre vorremmo trattare avvenimenti politici a carattere nazionale ed internazionale, condividendoli con tutti coloro che lo vorranno.

sabato 3 ottobre 2009

Un altra triste fatalità? o ...


Un violento nubifragio ha colpito la provincia di Messina, provocando frane, smottamenti e, al momento, 21 morti. Alle persone colpite la nostra doverosa solidarietà.
Non si tratta di triste fatalità
La natura non fa scon­ti. Prima o poi, gli errori ricadono addosso a chi li ha compiuti. Semi­nando la morte, come vediamo a Messina. il territorio italiano è sfruttato, martoriato, mal­governato, più l’Italia si sbriciola e si impantana in una melma che in­goia vittime, provoca crolli, disper­si, assenza d’acqua potabile, quindi disperazione. Legambiente certifica che nel 77% dei comuni so­no state costruite abitazioni e nel 56% fabbricati industriali in aree a rischio. Ancora numeri, eloquentis­simi. 5.581 comuni italiani a ri­schio idrogeologico di cui 1.700 per frane, 1.285 per alluvioni, 2.596 per frane e alluvioni insieme. Nella sola Sicilia, 272 comuni a rischio e 91 nel Messinese. Il record appartie­ne al Piemonte con 1.046 comuni in pericolo, l’opposto della Sarde­gna che ne registra appena 42.
Comuni del Nord e del Sud hanno permesso di edificare in aree di esondazione. Il pericolo cre­sce perché, come i climatologi inse­gnano, siamo definitivamente en­trati in una fase in cui i fenomeni atmosferici sono più violenti e im­prevedibili. L’essenza dei nuovi pro­blemi idrogeologici è tutta qui: in tre giorni può cadere la stessa quan­tità di pioggia di un’intera stagio­ne. Anche tanti cittadini comuni, a ragione, individuano nel­l’abusivismo edilizio la vera causa dei disastri.
Troppo spesso a non (voler) comprendere sono le amministrazioni locali. Solo a Ro­ma sono in esame 85 mila doman­de di condono presentate tra i pri­mi anni Novanta e il 2003. Ciò signi­fica che l’abusivismo dilaga sotto le amministrazioni e i governi di ogni segno politico. La corresponsabili­tà è generale. Quasi un marchio culturale collettivo, qui l’Italia segna una fortissima diffe­renza col resto dell’Europa. Siamo di fronte a un problema di scarsissi­mo rispetto delle leggi.
Nel resto d’Europa l’abusivismo o non c’è o si registra in forme assolutamente marginali.
Cosa fare? Occor­re semplicemente la repressione, che manca completamente. Perché parliamo di reati gravi che vanno repressi. Invece il fenomeno conti­nua a crescere. Nell’indifferenza ge­nerale. Già, l’indifferenza. Nemmeno l’abusivismo riguardasse solo chi lo produce e non si trasformasse in­vece, come realmente accade, nel depauperamento di un patrimonio collettivo che la Costituzione ci im­pone di salvaguardare (articolo 9: «La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione»).
Il PONTE sullo STRETTO.
Prima di costru­ire nuove cubature, sarebbe assai meglio riassestare le vecchie costru­zioni e soprattutto occuparsi della cura del territorio. Ma sembra im­possibile ragionare così.
Vero Sig. Presidente del Consiglio? Da diversi anni 'Italia nostra', Associazione nazionale per la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale della nazione, produce docu­menti realizzati da eccellenti profes­sionisti. Tali documenti sono stati inviati al Governo e alle ammini­strazioni locali. Qualcuno li ha letti? eppure è tutto già scritto lì..... 'Italia nostra' è accusata di essere contro lo sviluppo, nemici di qualsiasi ipo­tesi di edificabilità. Falso. Italia nostra chiede solo di intervenire dopo aver analizzato attentamente le ca­ratteristiche del luogo e il suo livel­lo di sostenibilità. Ma a proposi­to... .
'Italia nostra' è da sempre contraria alla costruzione del Ponte sullo Stretto. Ora qualcuno dovrà spiegare con quale coraggio, dopo una simile catastrofe, si può immaginare di dar vita a una simile grande opera su un territorio, come quello siciliano, tanto gravido di pericoli e di incognite.

IdV Gualtieri


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