La mia Politica
Non avrei mai pensato di entrare, in modo attivo, in politica. Una frase ricorrente da sempre è “La Politica fa schifo!”. Dietro questa frase si cela, in genere, il malcontento della gente comune delusa dai Partiti e dai politici in cui aveva riposto fiducia e speranza di un’esistenza migliore. Con questa frase, allo stesso tempo, ci si crea un alibi, un motivo per starne lontano; si rinuncia a farne parte lasciando, inconsciamente, ad “altri” il compito di decidere anche per noi.
Non ci si vuole “sporcare”. In alcuni casi, ci si ritiene migliori di coloro che ne fanno parte. In tanti altri casi, ci si giustifica ritenendosi non adatti a fare politica, pensando che la politica debba essere ad appannaggio di professionisti. Non mancano mai i motivi per giustificare il proprio allontanamento dalla politica, ma è veramente giusta tale posizione?
Sicuramente la scena politica è da sempre invasa da soggetti che predicano bene e razzolano male, oggi più che ieri.
Il motivo che mi ha spinto ad occuparmi di politica in modo attivo è stata la maturazione di una convinzione: non è la politica che è schifosa, ma sono coloro che la usano per i propri personali interessi a farla apparire tale. Ecco perché penso che le persone oneste, che hanno idee positive, debbano impegnarsi a togliere spazio a tali soggetti. Abbiamo bisogno di gente onesta che abbia a cuore l’interesse della collettività, soprattutto della parte più debole, e non l’interesse personale. Mi riferisco allo scenario nazionale, non a quello locale.
Oggi più che mai è necessario, oltreché urgente, non estraniarsi. Primo perché stiamo andando incontro a una deriva pericolosa per la democrazia: il disegno della P2, passo dopo passo, si sta realizzando. Secondo, perché mettendosi in disparte e magari rinunciando ad andare a votare, lasciamo campo libero a personaggi “discutibili”, sia sotto l’aspetto umano che culturale, oltreché penale: vedi quanti di questi “soggetti” sono stati inseriti, in alcune liste, come candidati alle prossime elezioni del 6 e 7 giugno. Terzo e ultimo, non è giusto lasciare che siano sempre altri a “sacrificarsi”, perché la politica fatta in modo corretto è anche sacrificio: non è giusto che siano sempre altri ad assumersi la responsabilità di fare scelte che coinvolgono tutti noi, come non è giusto estraniarsi e poi criticare.
Occorre partecipare. Non si deve rinunciare all’opportunità di poter contribuire a cambiare le cose che non vanno. La rinuncia di tanti a interessarsi alla politica ha lasciato, in questi anni, spazio a opportunisti senza scrupoli, che l’hanno usata e la usano in modo disinvolto per scopi e interessi personali: la cosiddetta “Casta”. Ritengo che chi si estranea, soprattutto quando le cose vanno male, e rinuncia a partecipare al voto, possa essere considerato complice della deriva politica. Il disinteresse alla Politica, soprattutto con la rinuncia al voto, non ci salvaguarda: ci rende complici.
Il qualunquismo, in un tentativo di giustificazione, serve solo a crearci un alibi allo scopo di scaricarci la coscienza. Non serve. Il nostro star fuori, non ci giustifica.
Oggi ho deciso di fare quello che dovrebbero fare tutti coloro che pensano di avere delle idee che possano contribuire al miglioramento della collettività: fare politica attiva. O almeno tentare.
La politica non è, né deve essere, qualcosa di esclusivo. Pensiamo a uomini e donne che si occupano di politica attivamente, come se fosse una famiglia, una famiglia numerosa con dei genitori virtuosi: questa è la mia personalissima visione della politica.
Così come il governo della famiglia è affidato ai genitori, il governo dello Stato, delle città e dei Comuni è affidato agli amministratori che, a differenza dei genitori, sono scelti dai cittadini, ma i compiti degli uni e degli altri non sono tanto diversi: loro, genitori e amministratori, hanno il compito di guidare, con cura e amore, con rigore e fermezza, ma soprattutto con l’esempio, tutti i figli, indistintamente e senza favoritismi.
Come in una famiglia
- ognuno ha il dovere di rispettare l’autorità dei genitori e di seguirne le linee guida;
- non deve mai mancare l’attenzione e l’aiuto verso i figli meno fortunati;
- si deve porre attenzione al bilancio tra entrate e uscite;
- si deve dare la giusta priorità ad ogni spesa;
- ognuno ha il dovere di contribuire, in modo equo, alle spese per il miglioramento collettivo;
- ognuno ha il dovere di non sprecare le risorse comuni;
- ognuno ha il dovere di essere solidale nelle necessità;
- ognuno ha il dovere di rispettare le regole;
- ognuno ha il diritto di esprimere la propria opinione e di essere ascoltato;
- ognuno ha il diritto di pretendere il benessere personale secondo la propria contribuzione;
- nessuno deve usare le risorse comuni per scopi personali.
Questa visione della politica può apparire ingenua, illusoria o utopistica, ma pensate come sarebbe bello se i politici, compiendo un grande sforzo, potessero perseguirla così come è stata esposta.
In fondo, per entrare in politica è sufficiente avere delle idee da perseguire; la condivisione è il passo successivo.
Ennio Annibale Maione
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