Benvenuti nel blog di IdV Gualtieri

Lo scopo di questo blog è di dare la possibilità, a chi non ci conosce personalmente, di segnalarci situazioni particolari sul territorio ed eventualmente suggerirci migliorie da realizzare. Inoltre vorremmo trattare avvenimenti politici a carattere nazionale ed internazionale, condividendoli con tutti coloro che lo vorranno.

giovedì 30 dicembre 2010

Quelli come De Magistris sono un valore aggiunto.


Riportiamo dal FATTO QUOTIDIANO l'intervista fatta da Marco Travaglio ad Antonio di Pietro.

"Il leader Idv risponde all’attacco di Flores, De Magistris e Alfano
di Marco Travaglio


Mentre risponde alle nostre domande sul cellulare, dal telefono fisso sta commissariando l’Idv in Piemonte. “Non si può mai stare tranquilli. Da una parte mi accusano, a me!, di questione morale, e intanto io commissario il nuovo coordinatore piemontese che ha appena imbarcato un tizio che vuole stare con noi ma intanto dichiara che resta fedele al sindaco di San Mauro Torinese del centrodestra. Dopo i Razzi e gli Scilipoti, ci mancava solo questo!”.

Com’è questa storia del Piemonte? C’entra qualcosa col precedente coordinatore che s’è rivolto ai giudici per contestare la regolarità dell’ultimo congresso?
C’entra e non c’entra. Il congresso in Piemonte, l’ha stabilito il giudice in via d’urgenza, era regolare. Andrea Buquicchio, che ha fatto per 10 anni il coordinatore regionale e per 5 il consigliere regionale, ha perso il congresso e voleva farlo invalidare perché un altro l’ha battuto. L’altro, Luigi Cursio, un medico, uno della mitica ‘società civile’, in buona fede per carità, diciamo per inesperienza, era così contento di avere strappato uno al Pdl che non gli ha chiesto nemmeno di scaricare la giunta Pdl di San Mauro. La società civile è una bella cosa, lo dico a Flores d’Arcais: ma a volte combina certi casini… Flores non ha idea di cosa vuol dire creare dal nulla e poi organizzare un partito, basato tutto sul volontariato.

Per un riciclato che respingete, altre centinaia ne avete imbarcati. Soprattutto mastelliani.
Ma non è che chiunque abbia fatto politica in altri partiti ha la peste addosso. Abbiamo delle regole: niente inquisiti, men che meno condannati. Ai congressi votano gl’iscritti, e mai per delega: bisogna essere presenti fisicamente. Se poi uno ha consensi e prende più voti di un altro, che ci posso fare io? E’ questione morale o è democrazia? Sapesse quanti trombati perdono il posto e si mettono a strillare alla questione morale.

Lei ha fatto intendere che De Magistris vuole il suo, di posto.
Ma quando mai. Mi riferivo alle lamentele che arrivano da tanti trombati sul territorio. Luigi mica l’abbiamo trattato come un corpo estraneo: è parlamentare europeo, presiede un’importante commissione sull’erogazione dei fondi europei, è capo del dipartimento Giustizia dell’Idv. Non ha bisogno di posti, li ha già e mi aspetto che si responsabilizzi di più, che mi aiuti a risolvere i problemi. Come l’altra sera, quando ha presenziato al vertice in Campania che ha eletto coordinatore una figura specchiata, Lorenzo Diana. Con lui comunque ci sentiamo due o tre volte al giorno, pure in questi giorni, nessun problema di posti.

E qual è il problema allora?
Che lui, la Alfano e Cavalli hanno sbagliato i tempi e le parole. Dire “questione morale” significa che il partito è marcio, il che è falso e offensivo. Mortifica e avvilisce non solo me, ma i nostri 1500 eletti e i nostri dirigenti che da anni si fanno un mazzo così, spesso senza gratificazioni. Dirlo a freddo, poi, all’indomani della compravendita di Razzi e Scilipoti, è una coltellata. Per carità, mi prendo le mie responsabilità per averli scelti, ma come potevo prevedere che dopo 10 anni di dipietrismo e antiberlusconismo, quei due, dalla sera alla mattina, passavano con Berlusconi?

Beh, a volte bastano i curricula, le facce…
Senta, lo sa qual è la verità? Che, se volevo tenermeli, Razzi, Scilipoti e pure Porfidia me li tenevo. Ma a un prezzo: rinunciare alle nostre regole, cioè proprio alla questione morale tanto sbandierata da De Magistris, Alfano, Cavalli e Flores.

Si spieghi meglio.
All’ultimo esecutivo Idv abbiamo deciso che ci si può candidare solo nella propria regione. Scilipoti sapeva che nel suo territorio, Barcellona Pozzo di Gotto, gli avremmo preferito Sonia Alfano: al confronto con Sonia s’è sentito come il due di coppe quando a briscola comanda bastoni. Oltretutto, nel frattempo, è venuto fuori che è sotto processo. E noi chi è sotto processo non lo candidiamo.

E Razzi?
Idem: non sarebbe stato ricandidato, sia perchè strada facendo è saltato fuori un processo anche su di lui, sia perché comunque a Lucerna non poteva più chiedere voti, né avrebbe potuto ricandidarsi in un’altra zona d’Italia. Quindi si son messi sul mercato prima ancora che Berlusconi facesse l’offerta. Certo, se gli dicevo “tranquilli, vi ricandido lo stesso anche se indagati o imputati”, quelli restavano. E’ per la questione morale che li abbiamo persi. E ora, dopo averli persi, mi si imputa la questione morale?! Cornuto e mazziato.

E Porfidia? Eletto in Campania, indagato per violenza privata con aggravante mafiosa, passato da Idv a Noi Sud.
Le rivelo una cosa. Quando l’abbiamo candidato, aveva il certificato penale intonso. Poi viene indagato: lo stesso giorno lo mettiamo fuori dal gruppo e dal partito. Qualche mese fa viene da me: “Tonino, se resto indagato o mi rinviano a giudizio, tu mi ricandidi?”. Se rispondevo sì, restava. Invece ho risposto: “No, non posso”. Così se n’è andato. E ora Luigi, Sonia e Cavalli mi incolpano di “questione morale” pure per Porfidia. Ma dovrebbero dirmi bravo! Era questione morale se lo tenevo!

Flores, e non solo lui, insiste da anni sulla selezione delle classi dirigenti a livello locale.
Ecco, appunto, grazie. Ma, se scelgo io i candidati come mi impone di fare questa legge elettorale di merda, non va bene perché sono un dittatore. Se gli organi dirigenti li scelgono i congressi, non va bene lo stesso perché passa qualche riciclato. Si invoca continuamente la “base”, ma che cos’è la base? Io non conosco altra base se non gli iscritti. Poi lo so benissimo che il De Gregorio di turno si crea “più base” e porta più gente a votare per lui ai congressi e alla fine vince, e non è detto che sia il migliore. Ma qual è l’alternativa? Facile mettersi a tavolino, accendere il computer e, anzichè aiutare con critiche costruttive, criticare o lanciare pseudosondaggi natalizi. Facile cercare il capello nell’uovo e mai la trave che si ficca nell’occhio…

Il detto non è proprio quello, ma rende l’idea.
Sono anni che tutti ci passano ai raggi X, poi quando si scopre che siamo sani, nessuno lo scrive. Ricorda il casino che han fatto due anni fa su mio figlio Cristiano indagato a Napoli per lo scandalo Romeo-Mautone? Ho appena scoperto che Cristiano non è mai stato indagato. Nulla di nulla. Ricorda le accuse sull’”associazione familiare” di Di Pietro che succhiava i finanziamenti al partito? Due anni di linciaggio e umiliazioni, poi il giudice ha archiviato: partito e associazione erano la stessa cosa, tutto regolare, anzi chi mi ha denunciato non poteva neppure farlo perché non era parte lesa. Ma non l’ha scritto nessuno (vedi articolo in cima alla pagina, ndr).

“Micromega”, per aiutarla a fare pulizia, ha pubblicato mesi fa una lista di impresentabili dell’Idv.
Bene, chi non era degno di restare l’abbiamo messo alla porta. Altri avevano l’unico peccato di venire da altri partiti. Ma che ragionamento è? Siccome Flores fa politica da trent’anni, allora non ci parlo più? In quella lista c’erano poche decine di persone, su un partito che in dieci anni ne ha candidate decine di migliaia, tra elezioni politiche, europee, regionali, provinciali, comunali.

Da chi ha messo i “valori” nel logo del partito ci si aspetta più rigore che dagli altri.
Se mi dicono dove si vende il Pentotal per il siero della verità, lo compro di corsa. Ma il solo modo per non sbagliare è non far nulla e criticare gli altri. Già abbiamo regole e filtri che non ha nessun altro partito. Noi non paracadutiamo i candidati dalla Sicilia al Trentino: sei calabrese, lombardo, abruzzese? Ti candidi a casa tua, così la gente ti conosce e, se sei un pezzo di merda, prima o poi viene fuori. Certo, su migliaia di candidati, qualcuno sfugge sempre. Ma, quando lo becchiamo, lo cacciamo.

Visti i risultati, si può fare di più.
E infatti lo faremo. Ogni giorno – vedi commissariamento del Piemonte – facciamo pulizie cammin facendo perché l’attenzione non è mai abbastanza. Il 14-15 gennaio ci ritiriamo in convento in Umbria per l’esecutivo nazionale. Lì proporrò una norma anti-riciclati: chi viene da altri partiti deve fare un anno di noviziato prima di prendere i voti, cioè prima di candidarsi alle elezioni o ricoprire incarichi nel partito, così intanto lo studiamo bene. Un anno di dieta vegetariana: niente carne, così non ingrassa… De Magistris e gli altri hanno altre proposte? Benvenuti, quella è la sede. Se Flores vuole venire a spiegarci il suo sistema, siamo felici. Per me ha sbagliato, ma in buona fede: ora, fatta la frittata, chiudiamo la polemica e passiamo alla pars construens. Staniamo il Pd per fare subito la grande coalizione - meglio con un leader scelto con le primarie - con noi e Sel per battere Berlusconi.

Ma Flores l’accusa di aver taroccato il suo sondaggio.
Ma io a Natale ero tutto preso da messa, presepe e capretto in famiglia. Figuriamoci se pensavo al suo pseudo-sondaggio. Poi è ovvio che in Rete i fans dell’uno e dell’altro organizzano le catene di Sant’Antonio: non c’erano solo gli sms “vota Di Pietro”, ma anche quelli “affossa Di Pietro”. E’ normale. E comunque non avevo bisogno di quello pseudo-sondaggio per sapere che dobbiamo sempre fare di più.

De Magistris invoca una cabina di regia per scegliere meglio i candidati.
Ma c’è già. E’ l’esecutivo nazionale, che riunisce i parlamentari italiani ed europei, i consiglieri e i coordinatori regionali e i responsabili dei dipartimenti tematici. Ne fanno parte non solo Luigi, ma anche la Alfano, responsabile del dipartimento Antimafia, e Cavalli, consigliere regionale con importanti incarichi politici in Lombardia. A proposito: mi dicono che non so scegliere i candidati, ma loro tre chi li ha scelti? Io. E non le dico le resistenze che ho incontrato nella pancia del partito, sempre diffidente sugli innesti di esterni e indipendenti.

Pentito?
No. Tornando indietro, anche dopo queste critiche che reputo ingiuste, li sceglierei di nuovo tutti e tre. Perché lavorano benissimo. Però chiedo più rispetto per quei poveri stronzi di militanti e dirigenti anonimi che, nel silenzio di stampa e tv, han raccolto un milione e mezzo di firme per i referendum su nucleare, acqua pubblica e legittimo impedimento: è grazie a loro se nemmeno in caso di pronuncia favorevole della Consulta sul legittimo impedimento Berlusconi otterrà l’impunità: a giugno decideranno i cittadini."

Ora più che mai ci sentiamo di affermare con forza che, le persone come De Magistris, Alfano, Cavalli (a livello nazionale), e tanti altri, come Panarari, Tommaselli, Fantuzzi a Reggio Emilia, sono un valore aggiunto all'interno dell'IdV. Un partito che dovesse perdere simili elementi è un partito che si impoverisce.

IdV - Gualtieri

domenica 12 dicembre 2010

EVASIONE FISCALE


Abbiamo sempre pensato che pagare le tasse fosse un dovere morale oltre che legale. E che ognuno dovesse contribuire in base al proprio reddito; ma purtroppo non tutti la pensano come noi.

Con un'evasione fiscale in crescita del 10,1%, nei primi 11 mesi del 2010, l'Italia si conferma al primo posto in Europa, con il 54,5% del reddito imponibile evaso.

Le imposte sottratte all'erario sono nell'ordine dei 159 miliardi di euro l'anno. E' quanto emerge da un indagine effettuata da Krls Network of Business Ethics per conto di 'Contribuenti.it', il magazine dell'Associazione Contribuenti Italiani. L'indagine è stata condotta attraverso l'elaborazione di una serie di dati ministeriali, delle banche centrali, degli istituti di statistica e delle Polizie tributarie dei singoli Stati europei.

L'analisi che considerato cinque aree di evasione fiscale: l'economia sommersa, l'economia criminale, l'evasione delle società di capitali, l'evasione delle big company e quella dei lavoratori autonomi e piccole imprese. I principali evasori non si trovano nell'economia criminale, ma in quella legale, secondo i risultati dell'indagine: al primo posto ci sono gli industriali (32,8%) seguiti da bancari e assicurativi (28,3%), commercianti (11,7%), artigiani (10,9%), professionisti (8,9%) e lavoratori dipendenti (7,4%).

A livello territoriale, l'evasione è diffusa soprattutto nel Nord Ovest (29,4% del totale nazionale), seguito dal Sud (24,5%), dal Centro (23,2%) e dal Nord Est (22,9%).

Caro Ministro Tremonti, il suo modo di fare sta impoverendo sempre più i cittadini ONESTI che si devono sobbarcare tutti i costi dello STATO ITALIA.

Caro MINISTRO, Lei ha un grande DOVERE: fare pagare le tasse agli EVASORI. Pensiamo che chi non paga le tasse sia un TRADITORE e un PARASSITA.

Forse gli EVASORI non votano a SINISTRA, caro Ministro.

IdV Gualtieri

sabato 27 novembre 2010

POVERO SUD!


dal Blog di Massimo Donadi
"Il ministro Raffaele Fitto, martedì scorso, durante la trasmissione Ballarò, lo ha annunciato in pompa magna: per il Sud il governo varerà a giorni un nuovo piano di 100 miliardi di euro. La campagna elettorale si avvicina e il Sud, si sa, è uno straordinario bacino di voti, così arrivano puntuali le promesse da marinaio di Berlusconi, strombazzate dai suoi adepti. Ma siccome poi ci accusano di essere la solita opposizione malfidata e menagrama, abbiamo atteso con pazienza la carta, quella che, dice un vecchio adagio, canta. E così oggi, in anteprima, vi mostriamo il decreto legislativo strombazzato dal ministro Fitto, varato proprio ieri dal Consiglio dei Ministri. Abracadabra, ecco il piano dei miracoli. La Campania soffoca sotto un mare di rifiuti? L'Abruzzo ancora piange le sue macerie? La Sicilia, la Sardegna, la Puglia, la Basilicata ed il Molise annaspano? Niente paura. Mago Merlino Berlusconi e Raffaele Fitto Perceval hanno preparato nel pentolone presidenziale, dove tutto entra e nulla esce, la pozione magica: un pizzico di infrastutture, un po' di giustizia, una manciata di talento, una spruzzatina di università e ricerca e la fregatura per il Sud è servita, con gioia e giubilo di Umberto Bossi Maga Magò. Fuor di metafora favolistica, lasciamo la parola alla carta. Cosa c'è dentro il nuovo Piano per il Sud varato oggi dal Consiglio dei Ministri? 100 miliardi di euro per finanziare nuovi investimenti per il Mezzogiorno? No, ed era prevedibile. Nello "Schema di attuazione del Piano nazionale per il Sud" si parla, di tante iniziative: infrastrutture per lo sviluppo, scelta di qualità e formazione professionale per la valorizzazione dei talenti, università e ricerca - e dire che già nel ddl Gelmini avevano dato in quanto a balle su questo - servizi pubblici locali, sicurezza e giustizia, riforma degli incentivi all’investiment e persino di Banca del Mezzogiorno. Insomma un bel libro di favole per il Sud, un entusiasmante ed esilarante libro dei sogni, ma delle risorse che dovrebbero finanziare tutto questo non c'è traccia alcuna, non un numero, non una parola, se non che la costruzione dei nuovi edifici scolastici dovrà essere finanziata con le risorse messe a disposizione dagli enti di previdenza ed assistenza. Robe da pazzi. Sulla costruzione dei nuovi edifici scolastici scorre un fiume di parole. Su questo punto, il documento parla chiaro, anzi chiarissimo, recita testuale: "le risorse necessarie alla realizzazione dei nuovi interventi (i nuovi edifici scolastici, ndr) potranno essere assicurate dagli investimenti coordinati degli enti di previdenza e di assistenza sociale, che individueranno le risorse necessarie allo scopo". Insomma, l'unico punto del documento dove si indica chiaro e tondo dove e come si dovranno reperiranno le risorse è quando si rimanda ad altri di reperirle. Favoloso. Abbiamo cercato come cani da tartufo soldi, sghei, cifre, stanziamenti, insomma quel denaro che sarà pure vile ma fa girare il mondo e l'economia. Abbiamo spulciato, letto e riletto riga per riga ma niente, nada, nisba. Di altri soldi non c'è traccia ed anche se, nella nota informativa di cui siamo entrati in possesso sulla delibera di programmazione del Cipe si legge che dovrà definire i criteri di riprogrammazione delle future risorse, l'unica cosa che si capisce è che si continuerà ad attingere ai già attinti e strattinti Fondi Fas, i famigerati fondi per le aree sottoutilizzate. Una vera novità strabiliante ed innovativa per questo Governo, non c'è che dire. Nella nota informativa si legge, infatti, "Riduzioni delle assegnazioni FAS 2007-2013. Vi risparmiamo, per carità cristiana, l'inutile tabella. Degli altri 95 miliardi e rotti di cui si parla non c’è traccia. Si blatera di una serie di interventi di carattere procedurale che non sappiamo se, come e quando saranno fatti. Aspettiamo di vedere cosa accadrà in seguito, ma il piano per il Sud strombazzato da Berlusconi rischia di non esistere o di esistere come l’ennesima bufala fatta da un governo inutile ormai arrivato, con tutta evidenza, alla fine dei suoi giorni."

POVERO SUD! Amici del Sud, come sempre c'è qualcuno a cui sta a cuore il vostro voto. Dopo il milione di posti di lavoro e le pensioni minime a 500 euro, ora vi dicono che saranno stanziati 100 miliardi di euro per il SUD. Purtroppo si tratta di un altra BARZELLETTA, il nostro Premier sa raccontarle, sembrano VERE. I 100 miliardi non ci sono. Cari amici del SUD, non siete stanchi di essere presi per il CULO?

con stima
IdV Gualtieri

mercoledì 17 novembre 2010

MARONI, CHI SA PARLI.

"Maroni ha ragione e anch’io penso che il ministro debba andare al programma di Fazio e Saviano. A spiegare. A chiarire, da leghista, quali siano i rapporti tra la Lega e la criminalità organizzata di cui ha parlato Saviano. A spiegare, da ministro dell’Interno, perché, nonostante le numerose denunce e inchieste, la Lega abbia sempre taciuto sugli affari delle mafie in Lombardia. Ed allora rivolgo un appello a Fazio e Saviano: invitate per favore il ministro Maroni a ‘Vieni via con me’ e chiedetegli di Angelo Ciocca, consigliere regionale leghista. Noi sappiamo, attraverso i giornali, che Angelo Ciocca è in politica dal 1996, alle ultime regionali ha sbancato la sua circoscrizione pavese. Quasi 19mila preferenze per arrivare in Regione. Una parabola esemplare se non fosse per i suoi rapporti con Giuseppe Neri, boss della ‘ndrangheta lombarda, ma anche avvocato, massone e amico di Carlo Antonio Chiriaco, presidente dell’Asl di Pavia e ras della sanità pubblica. Il capo della ‘ndrangheta pavese con l’enfant prodige padano ha interessi comuni “avendolo coinvolto – scrivono i pm – in belle operazioni immobiliari”, tanto da volergli dare “a basso prezzo l’appartamentino di Medigliani”, a Pavia. Luogo dove, dopo Neri e Ciocca si incontrano di persona. Maroni non ha nulla da dire? E Maroni ci parli anche dello strano caso dell’ospedale San Paolo di Milano e del Pio Albergo Trivulzio, entrambi finiti sotto la lente della procura. Al S. Paolo di Milano da sempre le nomine vengono proposte dai colonnelli leghisti e approvate formalmente da Formigoni. Al S. Paolo, nel luglio scorso, si è suicidato Pasquale Libri, calabrese, dirigente nel settore appalti, indagato dalla Dda. Nel Pio Albergo Trivulzio, invece, avrebbe lavorato un’impresa legata alle cosche reggine grazie alla mediazione di un politico del Carroccio. Forza e coraggio ministro Maroni, parliamo un po’ di queste cose. Già che c’è, nel caso, potrebbe anche raccontare la vera storia della banca CrediEuroNord, che in meno di quattro anni dilapida venti milioni di euro e coinvolge nel flop 3.500 risparmiatori che comprano azioni a 25 euro che scendono fino a 4. Ne ha di cose da raccontare Maroni, per questo ci auguriamo che vada in tv a spiegarle agli italiani."

dal Blog di Massimo Donadi

domenica 24 ottobre 2010

Fontanini LEGA NORD di Udine: "Classi differenziate per i disabili..."


"I disabili ritardano lo svolgimento dei programmi scolastici, più utile metterli su percorsi differenziati". A dichiaralo è il leghista Pietro Fontanini, presidente della Provincia di Udine, a un convegno promosso dal Consorzio per l'assistenza medico-pedagogica, davanti a 300 operatori del settore disabilità. Successivamente Fontanini ha cercato di sminuire il valore della sua affermazione.


Anche LUI ha imparato la LEZIONE dei suoi CAPI (Bossi & Berlusconi): " dire e poi smentire".

Intanto continuano a rimanere al loro posto direttivo. Forse queste persone non si rendono conto della gravità di certe affermazioni, ma gli italiani se ne rendono conto?

IdV Gualtieri

Lodo Alfano: il Presidente Napolitano "frena" Berlusconi.

Il Presidente Giorgio Napolitano chiarisce ai "furbetti della Costituzione" che non è necessario inserire un ulteriore "scudo" a difesa del capo dello Stato. Così ha preso carta e penna ed ha scritto, al presidente della commissione Affari costituzionali del Senato Carlo Vizzini, chiedendogli ufficialmente di togliere dal cosiddetto Lodo Alfano costituzionale ogni riferimento alla figura del presidente della Repubblica.

La Costituzione, all'art.90, si occupa già della figura del Presidente: "Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione. In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri."

Caro Ministro Alfano lo "scudo" non serve a Giorgio Napolitano che, prima di essere il PRESIDENTE della REPUBBLICA ITALIANA, è una persona perbene, .

Caro Ministro Alfano, lei e i suoi affini, sa bene che lo "scudo" è ASSOLUTAMENTE NECESSARIO per chi non ha la stessa ETICA MORALE di Giorgio Napolitano.

IdV Gualtieri

domenica 10 ottobre 2010

DOSSIER IDV: LEGA LADRONA

La Lega Nord predica bene e razzola molto male.
Una volta c'era ROMA LADRONA;
oggi c'è LEGA LADRONA.

Cosa è cambiato per gli ONESTI?

NIENTE!!!

Però che culo; prima ci fregavano da ROMA, oggi ci fregano da MILANO.

IdV Gualtieri.




Dal blog dell'onorevole Donadi

"Questo che vi propongo è un file esplosivo che rivela il vero volto della Lega. Troverete tutto quello che non avreste mai osato neanche immaginare sui duri e puri del Carroccio, quelli che predicano bene nelle valli tra ampolle e riti celtici, ma razzolano male, molto male a Roma e lì dove sono riusciti ad affermarsi.

E’ tempo di sfatare il mito di una Lega intransigente, legalitaria, dura e pura, che non fa affari con nessuno, che grida Roma ladrona ma che, in realtà, ha le mani in pasta in tutto.

Basta con le frottole e le balle che ci propina ogni giorno. La verità è che il verde brillante ha lasciato il posto ad un più intenso verde marcio. Cominciamo dalle basi, dall’abc della presunta difesa della legalità dei leghisti, che hanno offerto il loro soccorso verde per salvare dai processi Cosentino e alcuni boss della camorra, De Lorenzo, Di Donato e Crippa, vecchi arnesi della prima Repubblica, così la Lega li chiamava, che, secondo la magistratura, avrebbero causato danni all’erario.

Sono trascorsi solo dieci anni da quando Bossi chiamava Berlusconi, il mafioso. Nel frattempo, la Lega ha firmato e sottoscritto tutte le 37 leggi ad personam del regime di Silvio. Sono anni che la Lega urla e strepita contro Roma ladrona, contro gli sprechi della pubblica amministrazione ma tutte le volte che Italia dei Valori ha chiesto di abolire le province ha votato contro.

Ecco un rapido excursus su tutti i posti di potere, enti, società a partecipazione pubblica, banche, autostrade, ospedali sui quali la lega ha messo le mani in questi anni: consip, Cinecittà, age, Finmeccanica, Eni, Fiera Milano, Eni, Sviluppo sistema Fiere, Expo 2015, Enel, Poste italiane, Rai, Banca popolare di Milano, Impregilo. E c’è molto di più, leggere per credere.

Volete sapere qual è il partito che detiene il maggior numero di parlamentari con il doppio o triplo incarico?

Su 85 camicie verdi, 44 hanno una poltrona in Parlamento, una al governo e una in un’amministrazione locale. Nel dossier troverete nomi e cognomi ed anche quelli di parenti, figli ed amici piazzati su comode e molto remunerate poltrone. Un bell’esempio di nepotismo in salsa verde.

Un capitolo a parte del dossier è dedicato a tutte le promesse fatte, agli slogan annunciati, reiterati e mai realizzati, a cominciare dalla presunta difesa delle coste italiane dall’immigrazione clandestina. Vi forniamo numeri, date e cifre di tutte le sanatorie targate Carroccio. Questa è la politica della Lega in fatto di immigrazione. Militari libici sparano contro un peschereccio italiano ed il ministro Maroni non fa una piega, salvo qualche giorno dopo, sorseggiare un drink all’ambasciata libica a Roma, alla festa per il 41esimo anniversario della dittatura di Gheddafi.

C’è molto di più nel nostro dossier. L’elenco di tutti i processi a carico dei leghisti, un bel capitolo che abbiamo chiamato “lega ladrona” e la storia dettagliata di come la Lega Nord ha messo le mani sulle banche. Leggere per credere.

domenica 3 ottobre 2010

I difetti di Antonio Di Pietro: la chiarezza e l'onestà.




Di Antonio Di Pietro si potrà dire che non sia un abile oratore, ma sicuramente non si potrà dire che quello che dice non sia CHIARO e, soprattutto, che non sia VERO. Ci piacerebbe che il Presidente del Consiglio dicesse a tutti gli italiani quali sono i punti, toccati da Antonio Di Pietro nel suo discorso, che non corrispondono a verità.

Gli italiani hanno il diritto di conoscere la verità vera.

L'Italia ha il diritto che il Governo si occupi dei problemi degli italiani tutti e non solo di quelli del Presidente del Consiglio e dei suoi amici.

IdV Gualtieri

mercoledì 15 settembre 2010

Peschereccio italiano attaccato da motovedetta libica.

Il peschereccio italiano Ariete è stato attaccato in acque internazionali, e fatto oggetto di numerosi colpi di mitra, da una motovedetta libica a bordo della quale c'erano anche 6 militari italiani (?).

Il Ministro dell'Interno Maroni ha annunciato le scuse di Tripoli e giudicato "incidente grave, ma incidente" gli spari esplosi dalla motovedetta libica contro il peschereccio siciliano.

Il comandante del peschereccio, Gaspare Marrone, non crede alla tesi dell'incidente, così come dichiarato dal Ministro Maroni: "Era impossibile scambiarci per altri, la nostra è una barca di 36 metri attrezzata con macchinari da pesca modernissimi, impossibile fare confusione. Loro invece hanno sparato ad altezza uomo. Se avessero voluto intimidirci, sparavano in aria, in acqua. Invece la mia barca ha 50 fori da una paratia all'altra. Ma che comportamento è questo? E Maroni lo chiama un incidente? Dica quello che vuole, ma le cose non stanno così, quelli sparavano per ammazzarci, ad altezza uomo. E sapevano che eravano pescatori".

Anziché chiarire quanto successo,le dichiarazioni del titolare del Viminale sembrano complicare l'intera faccenda: perché se la motovedetta libica era perfettamente a conoscenza - come sostiene il comandante Marrone - di trovarsi di fronte a pescatori italiani, perché ha aperto il fuoco? Perché i sei militari italiani non hanno impedito ai loro "colleghi" libici di sparare?

Quelle motovedette, in base al Trattato dell'Amicizia, devono contrastare il fenomeno dell'immigrazione clandestina, non impedire ai pescatori italiani la pesca nelle acque internazionali del golfo della Sirte che i libici ritengono di loro proprietà.

Presidente Berlusconi, anche questo è tutto normale?

IdV Gualtieri

domenica 5 settembre 2010

Gheddafi vuole islamizzare l'Europa con l'aiuto di Berlusconi (?)


Il nostro primo Ministro ha invitato il leader libico Gheddafi in Italia, in occasione dell’anniversario degli accordi italo-libici. Il colonnello libico ha dichiarato che: ''l'Islam dovrebbe diventare la religione di tutta l'Europa''. Vero è che si tratta di una semplice opinione personale, ma detta nella circostanza in cui è stata profferita è quantomeno irriguardosa.

Caro Presidente del Consiglio,
quando ricambierà la visita al suo "caro amico", provi a dire che l'Africa andrebbe cristianizzata e poi vedremo cosa succede. Probabilmente (come minimo) rischierebbe la rottura dei rapporti con la LIBIA e della sua amicizia con il Sig. Gheddafi.

In ITALIA tutto è concesso. Al leader libico Muammar Gheddafi abbiamo permesso di tenere una "lezione" sul Corano a 500 ragazze (hostess), reclutate da un'agenzia di casting e messe a disposizione per l'occasione.

I nostri governanti si sono affrettati a minimizzare l'accaduto. Tutto normale?

Caro Presidente del Consiglio,
da parte sua non c'è stata nessuna reazione. Forse pensa che Gheddafi abbia ragione?

IdV Gualtieri

lunedì 2 agosto 2010

2 AGOSTO 1980 - STRAGE DI BOLOGNA.


Il governo non parteciperà alla celebrazione in ricordo delle vittime della strage del 2 Agosto 1980, perché ha paura che i suoi rappresentanti vengano fischiati. Motivazione risibile. Nei fatti si dimostra una grave mancanza di rispetto nei confronti delle vittime e dei loro famigliari. Oltre che verso la città di Bologna e tutti cittadini italiani.

A dare solidarietà ai familiari si sono mossi l'Italia dei Valori con Leoluca Orlando e Silvana Mura e il Pd con il senatore Walter Vitali e il segretario cittadino Raffaele Donini. Il più duro è Orlando, portavoce dell'Idv: "Il governo dà uno schiaffo alla memoria delle 85 vittime della strage di Bologna e ai loro familiari. È ignobile, dopo la grave assenza del ministro Alfano, a Palermo, in via D'Amelio, e quella del ministro Maroni, a Roma, in occasione della festa della Repubblica. È un altro insulto al Paese, alle istituzioni e ai suoi morti innocenti". E continua: "A un governo fisicamente assente continuiamo a chiedere che non frapponga ostacoli all'accertamento di ogni verità e continueremo a batterci, come milioni di italiani, per demolire questo insopportabile muro di gomma che impedisce di accertare tutte le responsabilità".

Sono passati 30 anni dalla strage della stazione di Bologna. 85 persone innocenti sono state assassinate. Noi non dimentichiamo.

IdV Gualtieri

domenica 25 luglio 2010

Antonio Di Pietro è INNOCENTE !


Anche l'ultimo tentativo di infamare Antonio Di Pietro è fallito. I GIUDICI hanno disposto l'ennesima archiviazione, perché le accuse rivolte a Di Pietro non hanno trovato alcun riscontro nei fatti. Antonio Di Pietro è innocente!

Un uomo onesto non ha mai timore di essere condannato; viceversa, altri soggetti (Berlusconi insegna), cercano altre strade. Cercano di delegittimare i propri Giudici, accusandoli di essere COMUNISTI e GIUSTIZIALISTI (quando va bene). Creano, avendone il potere, LEGGI AD PERSONAM con la complicità di POLITICI ASSERVITI.

Le persone oneste, se chiamate in causa, affrontano qualsiasi giudizio perché sanno che alla fine la verità trionfa sempre.

Trascrivo qui di seguito cosa ha riscontrato al riguardo la Procura della Repubblica di Roma:
- “dalla informativa della Guardia di Finanza e dalla documentazione acquisita è emerso che le quote elettorali maturate dall’anno 2004 all’anno 2007 sono state regolarmente versate sul c/c bancario acceso presso la Banca di Credito Bergamasco sito in Bergamo ed intestato al partito Italia dei Valori-Lista Di Pietro. Non appare configurabile, di conseguenza, una non trasparente gestione di tali fondi, atteso che gli stessi risultano depositati presso il conto corrente bancario intestato al partito, circostanza questa che non consente di ritenere ipotizzabile il delitto di cui all’art. 640 c.p. per assoluto difetto degli elementi oggettivi e soggettivi”. Il P.M. dice anche di più: “dalla documentazione acquisita emerge che i fondi erogati e depositati sul conto corrente di IDV non risultano poi essere transitati su altri conti intestati a diverse persone giuridiche”;

- “dalla documentazione acquisita risulta che il codice fiscale è stato attribuito con provvedimento del Ministero delle Finanze al partito IDV: non può pertanto ritenersi falsa l’affermazione resa davanti al notaio di Roma in data 1.12.09 in quanto realmente quel numero di codice fiscale è stato attribuito al partito Italia dei Valori con provvedimento del Ministero delle Finanze fin dall’anno 2003. Si deve pertanto escludere l’esistenza di quelle condotte censurabili che si evidenziano nell’esposto, con conseguente insussistenza del reato di cui all’art. 479 c.p.”.

IdV Gualtieri

domenica 18 luglio 2010

Dove sono gli Italiani ?

Riprendiamo dal blog di Antonio Di Pietro.



La seconda Repubblica sta cadendo sotto i colpi di un nuovo scandalo giudiziario. L’inchiesta sull’eolico e sulla cosiddetta P3 ha messo all'angolo il governo. Esponenti di prim'ordine di questa classe dirigente fanno politica per il loro tornaconto, nulla di nuovo. Sono affaristi che tramutano il potere ottenuto col consenso elettorale in quattrini. Ma in tutto questo bailamme senza fine mi chiedo dove sia finito il cittadino italiano.

L'Italia è una nazione che non si indigna più. La rabbia è un sentimento che sembra non appartenere più al Paese. Dov'è finita, ad esempio, l'Italia ferita e arrabbiata che ho visto durante i funerali di Paolo Borsellino?
Berlusconi nega l'esistenza della P3 e parla di una montatura. Smentisce, con una bella faccia tosta, il certo e il provato. Nonostante le carte processuali, infatti, e le intercettazioni, le stesse che vorrebbe abolire e dalle quali emerge il quadro di una situazione indecente e preoccupante. Eppure alcuni cittadini mantengono delle riserve e dei dubbi sulla disonestà di questo governo. Eppure i sondaggi sembrerebbero non punirlo, lo darebbero ancora capace di vincere le elezioni.
In Inghilterra un ministro si è dimesso perché nella sua nota spese sono finite due cassette porno, in Italia Brancher viene fatto ministro per evitargli un processo per ricettazione.
Nel nostro Paese chi prende e dà mazzette fa carriera, dentro e fuori le istituzioni. Sembra che la mazzetta non sia un problema dei cittadini. Alcuni non comprendono che le tangenti tolgono loro scuole, marciapiedi, servizi, ospedali.
L'Italia non ha più spirito collettivo. L'unico motivo che ha scaldato le piazze è quello del lavoro. Il cittadino scende in piazza solo quando il suo stipendio è a rischio. Quando i suoi interessi vengono toccati direttamente. Se poi c'è un Paese che cade a pezzi, sotto i colpi di un governo di imbroglioni, tutto scorre con tranquillità, quasi fosse normale.

Sono diventate una prassi anche questioni scottanti e delicate come quelle che riguardano la Rai. Con la direzione sciagurata di Minzolini il Tg1 non informa più. Non ha parlato della P3, ha nascosto le vergogne di Brancher e Cosentino, non parla di Cesare, non ha mai detto ai telespettatori che pagano il canone a chi si riferiscono i membri dell’associazione segreta quando usano questo pseudonimo. Un quadro desolante che coincide con lo share in picchiata. L’Italia dei Valori non ha voluto partecipare alla spartizione delle poltrone dell’azienda pubblica e per questo è stata penalizzata in termini di presenze sui tg. Le forze d’opposizione dovrebbero ritirare dal Cda Rai i propri rappresentanti e fare in modo che il servizio pubblico ritorni in mano ai cittadini e che la gestione venga affidata ai professionisti dell’azienda. Altrimenti si rischia di essere complici del ‘direttorissimo’ Minzolini che sta distruggendo la storia del Tg1. Fra le sue malefatte ricordiamo l’isolamento e la cacciata di professionisti come Margherita Busi e Tiziana Ferraro ed altri, giornalisti dalla schiena dritta che hanno la 'colpa' di aver deciso di contrastare la deriva minzoliniana.

L’italiano è fatto così: finché qualcuno non lo tocca personalmente, riesce a tollerare di tutto. E questa si chiama complicità. Per fortuna non tutti sono così. Comunque, a prescindere dal lavoro dei magistrati e da quello che ne verrà fuori, a prescindere da Cesare e dai suoi fedeli, l'Italia oggi ha un bisogno primario: cambiare cultura. Il nostro Paese deve riscoprire la rabbia e l’indignazione. E lo deve fare ogni giorno. Perché indignarsi è un diritto ed un dovere. Perché indignarsi è l'unica strada per rivoltare l'Italia e rifarne una nazione civile. Finché gli industriali non cacceranno via Berlusconi dalle loro convention, fischiandolo invece di applaudirlo, l'Italia sarà sempre terra fertile per i corruttori, e non ci sarà solo la P3, ma anche la P4 e così via.

Il problema è culturale. Il problema della mafia è anche un problema del cittadino lombardo, il problema della Val di Susa è anche un problema del cittadino calabrese, come l'acquedotto pugliese è anche un problema dei piemontesi. Finché non ci sarà questa convinzione, l'Italia rimarrà sempre terra di concime per la corruzione. Non credo, in questo senso, che mandare a casa Berlusconi senza riscoprire una nuova cultura dello Stato, possa risolvere il problema.

sabato 10 luglio 2010

Killer d'Aziende in manette

Avete sentito parlare del caso EUTELIA?
di tanti lavoratori che hanno perso il posto di lavoro?
Ebbene un barlume di GIUSTIZIA si intravvede.

Cosa hanno fatto?

Hanno messo in strada i dipendenti deliberatamente, c'era un patto dietro il fallimento della società». Arresti e 22 perquisizioni in tutta Italia per la bancarotta milionaria Agile-Eutelia, importante gruppo societario nel settore delle telecomunicazioni e dell'information technology. Otto le ordinanze di custodia cautelare, sette eseguite. Sono finiti in manette 7 manager per bancarotta. L'unico a non essere finito in manette è Samuele Landi, ex presidende del cda di Agile e amministratore di Eutelia. È a Dubai, dove si cercherà di prenderlo per rinchiuderlo in carcere.

"Nel novembre dell'anno scorso Landi era entrato nella sede romana di Eutelia, occupata dai lavoratori, capeggiando un gruppo di vigilantes e minacciando i dipendenti. Il suo blitz, immortalato dai tg, è uno degli elementi d'accusa nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Roma, Elvira Tamburelli. «Samuele Landi - scrive il giudice - noncurante della dismissione seppure soltanto formale da cariche del cda, fa irruzione in azienda sprezzante nei confronti dei dipendenti che tentavano di far valere le loro ragioni e che per effetto dei reati da lui commessi hanno perso il lavoro». Landi e un gruppo di soci «hanno acquistato diverse società organizzando una colossale operazione dolosa con l'obiettivo di provocare, tra l'altro, il fallimento di Agile». Un esempio? «I crediti invece di essere riscossi sono stati ceduti per garantire le obbligazioni di un'altra società del gruppo, la Omega».

La cricca, scrive il giudice, si è mossa «con lo scopo di spogliare Agile dei suoi asset, svuotando la cassa, caricandola di debiti e sottraendo garanzie ai creditori, soprattutto ai 1.992 lavoratori messi in strada». Per questo la procura di Roma ha chiesto e ottenuto gli arresti dei vertici di Eutelia, Agile e Omega. In manette Pio Piccini, Leonardo Pizzichi, Claudio Marcello Massa, Marco Fenu, Salvatore Riccardo Cammalleri, Antonangelo Liori, Isacco Landi.

I magistrati contestano «la distrazione di 11.179.989 milioni dalla Agile srl e la sottrazione di crediti della stessa società, ceduti senza garanzia ad altri soggetti, per 5.529.543 milioni». L'indagine nasce dal lavoro svolto dai custodi giudiziari nominati dal tribunale fallimentare di Roma nel febbraio scorso.

I rappresentanti di Agile avevano chiesto un concordato ma offrendo fideiussioni false, chi le aveva garantite era la Cofiar, altra società sotto inchiesta. Dalle intercettazioni i finanzieri del valutario e i pm coordinati da Nello Rossi hanno scoperto che il gruppo ha tentato di avvicinare i custodi giudiziari offrendo consulenze. Al telefono si parla con disinvoltura di documenti falsi, delle manovre per svuotare la società con l'intento di avviare nuove imprese in Italia e in Romania. Infischiandosene di quanti perdevano il lavoro. La prova in una intercettazione dell'aprile scorso. Antonangelo Liori racconta al fratello di aver incontrato i sindacati ai quali ha detto: se c'è fallimento «io continuo ad avere la mia macchina, il mio autista, il mio elicottero, la mia villa.... Tutto uguale e loro non ce l'hanno un lavoro... Questa è la storia». Che bella persona.

Un sentito ringraziamento a tutti coloro che stanno contribuendo a non farci perdere la SPERANZA nella GIUSTIZIA.
Anche per questo caso le INTERCETTAZIONI, che BERLUSCONI e la CRICCA non vogliono, sono state estremamente utili.
Un caloroso invito a non mollare.

IdV Gualtieri

domenica 27 giugno 2010

BRANCHER: il Leggittimo Impedimento è servito.



















Aldo Brancher, ex dipendente Fininvest, ieri condannato per falso in bilancio e finanziamento illecito all’allora Psi e recluso a San Vittore, oggi indagato per appropriazione indebita e ricettazione, è stato nominato ministro dal suo amico Berlusconi per beneficiare del legittimo impedimento.

In questo modo, quindi, ha evitato di presentarsi ieri mattina al tribunale di Milano, dove è imputato nel processo sulla scalata ad Antonveneta da parte di Bpi.

Ciò è possibile grazie alle leggi di questo Governo. Leggi su misura per una classe dirigente implicata nei più disparati procedimenti giudiziari. Il legittimo impedimento è una porcata. E non è solo la vergognosa vicenda Brancher a dirlo. Lo ripetiamo da tempo, e non a caso abbiamo promosso un referendum per abrogarlo. Se n'è accorta perfino la Lega che abbaia a testa bassa ma, comunque, appoggia le schifezze di questo Governo.

Ci chiediamo cosa deve ancora accadere perché gli Italiani tutti e gli elettori del PDL in particolare (almeno quelli in buona fede) si ribellino e abbandonino questa "banda bassotti".

IdV Gualtieri

domenica 13 giugno 2010

I SONDAGGI CHE VORREMMO.


Caro Presidente del Consiglio,
Lei che AMA i SONDAGGI, perché non ci dice cosa pensano VERAMENTE gli ITALIANI della SUA legge bavaglio?

Cosa pensano gli ITALIANI delle Centrali nucleari in ITALIA?

Cosa pensano gli ITALIANI della PRIVATIZZAZIONE dell'ACQUA?

Cosa pensano gli ITALIANI del SUO leggittimo impedimento?

In attesa (vana) di risposta...

IdV Gualtieri

sabato 12 giugno 2010

intercettazioni telefoniche.




Caro Sig. Presidente del Consiglio,
è proprio sicuro che la cosa che sta più a cuore agli ITALIANI sia una legge che impedisca le intercettazioni telefoniche?

Se per ITALIANI s'intendono quelli che ogni giorno si svegliano con il problema del lavoro che non hanno o che stanno rischiando di perderlo, MI CONSENTA, penso che non gli interessi molto una legge del genere.

Se invece per ITALIANI s'intendono quei soggetti che non hanno problemi economici o quelli che al mattino si svegliano con l'intenzione di "fregare il prossimo" o, ancora, quelli che DELINQUONO. Allora penso, che per questo tipo di ITALIANI, è la LEGGE che aspettavano. La ringrazieranno all'infinito. Oggi...e anche DOMANI.

Sig. Presidente del Consiglio, quando tempo DEVONO ancora aspettare gli ITALIANI ONESTI, perchè il GOVERNO si ricordi anche di loro?

IdV Gualtieri

mercoledì 2 giugno 2010

Ma siamo pazzi?


Oggi è il 2 giugno Festa della Repubblica.

Pubblichiamo una notizia che ci ha sconvolto. Guardate (vedi foto) cosa ha pubblicato il Giornale di Vittorio Feltri & Mr. B a seguito dell'attacco, da parte dell'esercito israeliano, alla nave dei pacifisti. Di seguito un articolo di Luca Bonaccorsi ripreso da Terranews.it

"GIUSTIZIA. Ha superato il segno, e questa volta lo denunciamo. Vittorio Feltri, direttore del Giornale, ieri apriva la prima così: “Israele ha fatto bene a sparare”.

Al titolo criminale seguiva un editoriale infarcito di falsità e controinformazione che in confronto le veline dei servizi israeliani sembrano oneste agenzie di stampa. Il Giornale di ieri è uno sconcio per diversi motivi. Il primo è giornalistico: si sostengono infatti una serie di vaccate stratosferche:

1) che Israele ha attaccato la Flotilla per difendere la sovranità dello stato ebraico. Che è falso, visto che le navi piene di aiuti umanitari sono state attaccate in acque internazionali e comunque erano dirette a Gaza, Palestina. Un territorio affamato dal blocco (illegale, quello sì) israeliano.

2) Feltri dice di riferirsi alla ricostruzione “ufficiale” (un corno, è quella del governo israeliano parte in causa) perchè “loro” non erano lì ne c’erano altri giornalisti. Falsissimo. Di giornalisti le navi erano piene, peccato che sono ancora tutti sequestrati illegalmente. Inclusa la troupe di Al Jazeera che era sulla Mavi Marmara.

3) «Israele è in conflitto da sempre con i palestinesi, ma non lo è con il popolo sofferente e incolpevole, ma con Hamas che non è un mite partito votato ad amministrare, è un grande movimento terroristico». Qui più che il falso colpisce l’ignoranza bovina.

Ma Feltri lo sa che Hamas ha guadagnato consensi grazie alla rabbia del popolo “innocente e inconsapevole” per le politiche di Israele nonché l’inettitudine e la corruzione di Al fatah? O che Hamas ha vinto le elezioni politiche democraticamente nel 2006 e non gli è stato concesso di governare? O che a dicembre del 2008 c’è stata una operazione militare chiamata “piombo fuso” che ha devastato Gaza e ucciso migliaia di civili? Grida davvero vendetta. Dove sono l’ordine dei giornalisti, il sindacato della stampa, i paladini della libertà e correttezza d’informazione?

Passi l’ignoranza, e passi pure la malafede. Ma a tutto c’è un limite. Nelle prime ore del mattino di lunedi delle persone sono state uccise senza ragione. Quella che Feltri fa sul Giornale ha un nome preciso nel nostro codice penale: si chiama apologia di reato. Un crimine che le nostre leggi puniscono con la galera da uno a cinque anni. E che nel caso di terrorismo o crimini contro l’umanità, fattispecie che facilmente si potrebbe applicare al caso, viene aumentata della metà.

Non è civile un Paese che permette l’apologia di reato addirittura a mezzo stampa.
Per questo Terra ha dato mandato ai suoi legali di denunciare Vittorio Feltri e il direttore responsabile del Giornale. Ci vediamo in tribunale."

Luca Bonaccorsi

Fonte: TerraNews.it

domenica 30 maggio 2010

Rinviata l’abolizione delle province ?


Le dieci province non saranno per il momento eliminate, ma la misura potrebbe essere ripresa nel Codice delle Autonomie in esame alla Camera.

Una doccia fredda per chi sperava in una prima limatura degli enti inutili e costosi, anche se la manovra Tremonti aboliva solo le provincie con una popolazione al di sotto dei 220.000, escluse le confinanti con l’estero e nelle regioni a Statuto speciale (in Sardegna si sarebbero salvate Carbonia, Ogliastra, Iglesias e Medio Campidano, quest’ultima con circa 60.000 abitanti!).

E’ la quarta volta dall’inizio della legislatura che il governo fa marcia indietro su un argomento così delicato per gli equilibri interni alle forze politiche.

La Lega di Bossi minacciava la "guerra civile" se si fosse toccata Bergamo, inoltre qualcuno ha fatto circolare l’idea che Tremonti avrebbe salvato la provincia della "sua" Sondrio.

La solita confusione ed il via vai di notizie su un testo che attende ancora la promulgazione del Capo dello Stato e la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Se la norma venisse definitivamente cancellata non resta che affidarsi al Codice delle Autonomie.

L’ennesimo rinvio poco convincente, soprattutto se si guarda ai precedenti.

Berlusconi in campagna elettorale annunciò "Aboliremo le province".

In un primo tempo si parlò di sopprimere solo quelle adiacenti le nove città metropolitane (Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria), in seguito si preferì la semplice "razionalizzazione".

Nel frattempo la proposta più netta e decisa l’avanzò l’Italia dei Valori che puntava all’eliminazione totale. Il Parlamento, tranne l’Udc, la bocciò sonoramente.

Adesso l’ennesima beffa, rinforzata dai malumori all’interno della maggioranza e dalle vibranti proteste dei presidenti delle dieci province coinvolte (Biella, Vercelli, Massa Carrara, Fermo, Ascoli Piceno, Rieti, Isernia, Matera, Crotone e Vibo Valentia)

Il Codice delle Autonomie, attualmente all’esame della commissione Affari Costituzionali di Montecitorio, dovrebbe sbrigliare la matassa con la delega al governo di arrivare entro 24 mesi ad una "razionalizzazione" delle province e l’abrogazione di quelle inutili.

A quando una maggiore serietà?

martedì 25 maggio 2010


dal Blog di Massimo Donadi

"Vi ricordate la pubblicità della Porsche 911, quella della reclame da 0 a 100 in 3,4 secondi? Potrebbe essere lo spot di questo governo che, in meno di 24 ore, è passato da “va tutto bene madama la marchesa” al “rischio Grecia” annunciato dal sottosegretario Letta.

Una accelerata, anzi una brusca sterzata, che la dice lunga sulla credibilità, sulla competenza e serietà di questo governo. La verità è finalmente venuta a galla. La situazione è drammatica, i conti sono allo sfascio. Per reperire i 24 miliardi dell’anticipo della manovra economica il governo annuncia sacrifici per tutti, almeno sulla carta. Poi si sa che con Berlusconi i furbi la faranno franca e gli onesti pagheranno per tutti. Per due anni e mezzo ci siamo dovuti sorbire il falso e retorico ottimismo del presidente del Consiglio, quello che “va tutto bene”, “la crisi non ci sfiora”, “l’economia italiana è in ripresa”, insieme agli insulti nei confronti dell’opposizione, a suo dire menagrama, disfattista e affetta da pessimismo cosmico. Ora si scopre che avevamo ragione, che loro erano i grilli e noi le cicale, che per due anni e mezzo hanno raccontato balle al Paese. Per due anni e mezzo sono rimasti a guardare, mettendo in campo ridicole misure tampone, senza interventi strutturali e di ampio respiro. Ora, se la responsabilità politica avesse ancora un senso e fosse ancora di moda in questo Paese, chi ha mentito, chi ha raccontato bugie colossali e chi oggettivamente ha fallito, dovrebbe andare a casa. Ma siccome questo, politicamente parlando, è il paese del sole e del mare, governo e maggioranza fanno l’unica cosa che sanno fare: appellarsi al senso di responsabilità dell’opposizione.

E’ chiaro che Italia dei Valori ci sarà, per senso di profonda responsabilità e per risparmiare ai cittadini e alle famiglie ulteriori indicibili sacrifici. Presenteremo le nostre proposte, la contromanovra dell’IdV, basata su una seria lotta alla speculazione e all’evasione fiscale, che faccia pagare finalmente chi non ha mai pagato, chi ha usato lo scudo fiscale di Tremonti per arricchirsi ulteriormente, e risparmi le fasce medie e più deboli di questo paese. Ma prima di ogni altra cosa, siccome il presidente del Consiglio ha mentito al Paese, gli chiediamo di venire in Parlamento, di metterci la faccia e di dire che la crisi c’è e che il governo ha sbagliato. Altrimenti, vadano a casa!"

sabato 22 maggio 2010

INTERCETTAZIONI


Caro Ministro AL FANO,
gli ITALIANI ONESTI non temono le intercettazioni telefoniche.

I disonesti Vi saranno per sempre grati.

Noi diciamo SI alle intercettazioni.

Di contro riteniamo giusta una regolamentazione di quelle notizie che escono sui giornali per puro gossip o che infamano persone innocenti; ma questo è un altra cosa.

Se non siete capaci di fare una LEGGE GIUSTA, lasciate spazio o abbiate l'umiltà di accettare i suggerimenti di chi mette al primo posto gli interessi degli ITALIANI ONESTI e non i propri interessi.


IdV Gualtieri

sabato 15 maggio 2010

Pensioni, contratti, liquidazioni il governo prepara nuovi sacrifici


ROMA - La sorpresa dell'ultima ora nel menù della maximanovra biennale da 25 miliardi si chiama "pensioni". Allo studio ci sarebbe un intervento tampone su una o due "finestre" di uscita del 2010 che cadono a luglio e a dicembre. Con il nuovo sistema a "quote" circa 100 mila dipendenti privati stanno raggiungendo "quota 95", cioè 59 anni di età e 36 di contributi. Il blocco congelerebbe la loro uscita per sei mesi o addirittura per un anno. Non è escluso che si riapra il dossier-donne: le statali hanno già subito un aumento dell'età pensionabile, mentre le lavoratrici del settore privato hanno ancora le vecchie regole. Il tam tam che corre in queste ore parla anche di un intervento sulle pensioni d'oro, o contributo di solidarietà: l'ultimo tetto fu messo dal governo Prodi a quelle pari otto volte il minimo, cioè 3.500 euro (restò in vigore per un anno). Quasi certo, invece, un intervento sulle pensioni di invalidità.

Di "congelamento" si parla anche per il pubblico impiego, comprese Regioni ed enti locali. L'intervento in questo settore sarà piuttosto rilevante: intanto il contratto di lavoro, scaduto il 31 dicembre del 2009, non sarà rinnovato. Di conseguenza si resterà nella situazione di "vacanza contrattuale" con un risparmio di circa 1 miliardo. La seconda misura è più strutturale e riguarderebbe il congelamento delle erogazioni degli aumenti retributivi dovuti al contratto nazionale e agli integrativi già esistenti: oggi una norma pone un tetto del 10 per cento alla crescita del monte salari rispetto al 2004. Questo tetto potrebbe essere drasticamente abbassato fino a zero. Naturalmente anche il rafforzamento del turn over è tra i provvedimenti che figurano nel menù della manovra.


Dal pubblico impiego il governo conta di raccogliere un miliardo ma non è escluso che la cifra sia destinata a crescere. Di fonte parlamentare è invece la notizia del blocco della erogazione delle liquidazioni degli statali: oggi lo Stato deve pagare entro tre mesi (pena gli interessi di mora). Con le misure allo studio dei tecnici il tempo di attesa potrebbe essere raddoppiato. Si parla anche del blocco degli scatti di anzianità per alcune categorie, come i magistrati e i professori universitari. Allo studio anche l'azzeramento delle risorse per l'imposta agevolata al 10 per cento sui premi di produttività.

Infine la questione fisco. Accantonata ogni possibilità di riduzione fiscale, si pensa ad una stretta sui giochi e sul lotto, vera e propria gallina dalle uova d'oro dell'erario per la grande partecipazione popolare alle scommesse. Ma soprattutto serpeggia l'idea di rimettere mano alle riposte pratiche condonistiche: si parla di una riapertura delle adesioni al vecchio concordato fiscale dopo che nel decreto incentivi, attualmente in Parlamento, già figura una sanatoria per le liti fiscali giunte in Cassazione con il pagamento del 5 per cento del dovuto. Non è escluso che spunti anche un nuovo condono edilizio oltre a una sorta di regolarizzazione per gli immobili "fantasma" identificati dall'Agenzia del Territorio. Non mancherà infine il contrasto ai paradisi fiscali e saranno inseriti nuovi controlli ai giochi soprattutto via Internet gestiti da agenzie off shore.

Fonte: repubblica.it

martedì 11 maggio 2010

Ministro Bondi cosa ci combina ?


Condividiamo e pubblichiamo.
di Marco Travaglio

"Siccome ultimamente lo vediamo un po’ giù e temiamo, dopo Scajola e Bertolaso, di perdere anche lui, esprimiamo al ministro James Bondi, vilmente colpito nella sua onorabilità dalle solite intercettazioni comuniste, i sensi della nostra più tenera solidarietà. E non crediamo a una parola di quanto pubblicato da certa stampa, che lo accusa di aver affidato i restauri degli Uffizi all’ingegnere siciliano Riccardo Miccichè, socio della Modus Atelier specializzata in “attività di parrucchiere per uomo, donna e bambino” e fratello del direttore tecnico di una società in odor di
mafia. Per tre motivi.

Primo: basta guardare il suo capino implume per escludere qualsiasi collusione con coiffeur o sciampiste. Secondo: notoriamente James Bondi non è mai salito su un aereo, dunque non è mai stato in Sicilia in vita sua (è sempre in attesa del Ponte). Terzo: il Pallore Gonfiato, per gl’incarichi al ministero dei Beni culturali, si attiene a criteri rigorosamente meritocratici. Infatti ha messo a guidare i musei italiani Mario Resca, già direttore dei fast food McDonald’s, e a dirigere il Padiglione Italia della Biennale di Venezia il professor Vittorio Sgarbi, già condannato per truffa al ministero dei Beni culturali, quindi un esperto. Se ora, agli Uffizi, arriva un manager di parrucchieri, non può essere colpa sua.

Ci pare di immaginare la scena: il ministro stava poetando nel suo ufficio, sciogliendo odi in endecasillabi sciolti “A Cicchitto” e inni in rime baciate a “A Silvio” e intanto, profittando della sua distrazione, i soliti furbastri della cricca hanno infilato il nome del coiffeur siculo a sua insaputa. Del resto, se Scajola può sostenere che Anemone gli ha pagato la casa senza dirgli niente, si può sostenere di tutto. E noi crediamo ciecamente al suo dolente comunicato in dolce stilnovo contro chi “ha lordato la mia onestà, ma avrò tempo per medicare le fer ite”. È un momentaccio, questo sì, per la cantatrice calva del Cavaliere.

Il destino cinico e baro o forse un’oscura congiura si sta accanendo contro di lui. Già il ministro era apparso insolitamente nervoso nel Porta a Porta post-elettorale, quando s’era addirittura alzato in piedi accennando ad arrotolare le maniche della giacca e urlando “adesso gli do uno schiaffo!” all’indirizzo del mite dipietrista Donadi. Forse non aveva gradito la battuta del padrone ingrato che, incontrando il presidente turkmeno, gli aveva proposto un cambio-merce alla pari: “Noi vi diamo il nostro ministro dei Beni culturali e voi ci date la vostra ministra”.

Poi gli è piovuta sul capino la rivolta degli enti lirici, poi quella dei cineasti, poi la multa per porto abusivo di cane sul Frecciarossa, poi le ironie dell’Espresso sul suo ménage con la nuova fiamma Manuela Repetti (“Bondi & Clyde”), poi le pene d’amore per il doppio divorzio dell’amato da Veronica e da Fini, poi il film della Guzzanti che l’ha indotto a disertare Cannes (non potendola raggiungere in aereo, si era già messo in viaggio con una settimana d’anticipo) con relative ironie del rappresentante francese Lang sullo “strano concetto di libertà del Popolo della Libertà”.

Ora ci si mette pure il Colosseo che, non contento di rovinare la vista dal mezzanino di Scajola, comincia a perdere i pezzi proprio adesso. Una grandinata di guai che fiaccherebbe Rambo: figurarsi l’omino di burro di Fivizzano, così tremebondo e vaporoso, con quel faccino tutto pallori e rossori che ricorda i sederini dei bimbi negli spot del borotalco e della pasta Fissan.

Lui reagisce come può. Verga lagrimosi comunicati contro le giornaliste dell’Espresso incapaci di vedere quanto “di bello e di puro” c’è nella sua love story, “la dolcezza di Manuela e la bellezza del nostro rapporto familiare ”. Freme di sdegno contro chi osa ospitare “una pellicola di propaganda che offende la verità e l’intero popolo italiano”. E che doveva fare, Tremebondi: sedersi in prima fila a godersi Draquila? L’avrebbero portato via con l’ambulanza dopo i titoli di testa. Non sia mai. Ci serve vivo e vegeto al ministero. Passerotto, non andare via"

Fonte: Il Fatto Quotidiano del 11 maggio, in edicola

martedì 4 maggio 2010

“La nostra Costituzione è la migliore del mondo”



Non fai in tempo a elogiare un politico che quello si dà subito da fare per smentirti. Ci era piaciuta la reazione cazzuta di Bersani, incalzato ad Annozero . Soprattutto quando aveva detto che “la nostra Costituzione è la migliore del mondo” e, salvo qualche aggiornamento, il PD intende difenderla con le unghie e coi denti così com’è.

Si sperava che il segretario Pd avvertisse subito della svolta i due responsabili del PD per le riforme – Andrea Orlando (Giustizia) e Luciano Violante (istituzioni) – affinché riponessero dialoghi e tavoli finalizzati a “riforme condivise” e si preparassero alla pugna. Invece apprendiamo da Repubblica che Orlando insiste sulla linea tracciata nel memorabile articolo pubblicato sul Foglio di Giuliano Ferrara (forse nella speranza che non lo leggesse nessuno) dal titolo “Caro Cav, il PD ti offre giustizia”.

Lì, accanto a idee condivisibili come la soppressione dei piccoli tribunali, si leggono autentiche perle di berlusconismo in salsa piddina: almeno tre sintomi della sindrome di Stoccolma, anzi di Arcore, che da anni porta il centrosinistra a subire l’agenda berlusconiana che non punta a riformare la Giustizia per farla funzionare, ma a riformare i magistrati per limitarne l’indipendenza. Primo: “Ridefinire l’obbligatorietà dell’azione penale… individuando le priorità” dei reati da perseguire e da ignorare. Secondo: “Riforma del sistema elettorale del Csm che diluisca il peso delle correnti della magistratura associata”, accompagnata da “una sezione disciplinare distinta” per i magistrati, che finirebbero nelle mani di un organo esterno. Terzo: “Rafforzare la distinzione dei ruoli tra magistrati dell’accusa e giudici” e “i limiti temporali di permanenza nei diversi uffici”, e addirittura “limitare l’elettorato passivo dei magistrati, in particolare di quelli che hanno svolto attività requirenti” (cioè: non si rendono ineleggibili i delinquenti, ma i pm).

Nemmeno una parola sull’abrogazione delle leggi vergogna (ex Cirielli sulla prescrizione breve, depenalizzazione sostanziale del falso in bilancio e dell’abuso d’ufficio) o sulla necessità di ratificare la Convenzione europea anti-corruzione firmata 11 anni fa dall’Italia e mai tradotta in legge, che punisce il “traffico d’influenze” (il pappa e ciccia gelatinoso, con scambi di soldi e favori, come nel caso della Protezione civile e di casa Scajola).

Oltre a richiedere modifiche costituzionali, e dunque uno snaturamento di quella che Bersani definisce giustamente la Costituzione più bella del mondo, le proposte di Orlando ricalcano quelle avanzate a suo tempo dall’anima nera del Pd in materia: Violante. E offrono una sponda formidabile alle porcherie targate Al Fano e Al Nano, proprio mentre i finiani se ne smarcano. Perdipiù sono follia pura: se si ritiene che i magistrati non possano o non debbano perseguire tutti i reati previsti dal Codice penale, tanto vale depenalizzare quelli in esubero, anziché metterli in coda alle “priorità”. Che senso ha mantenerli come delitti e dire ai cittadini “questo è vietato, ma se lo fai ti perdoniamo”?
Oltretutto le “priorità”, essendo una scelta politica, le dovrebbe indicare il governo o il Parlamento, così la politica darebbe ordini alle procure in barba alla separazione dei poteri e all’indipendenza della magistratura sancite dalla Costituzione più bella del mondo.

Altrettanto pericoloso il via libera a toccare il Csm: siccome il Pd è minoranza, aprire quel vaso di Pandora consente alla maggioranza di riempirlo come gli pare, aumentandovi i membri politici a scapito dei togati (come peraltro proposto a suo tempo da quel genio di Violante). A questo punto, delle due l’una: o il piccolo Orlando non ha visto Bersani ad Annozero ; o l’ha visto, ma non l’ha capito. Bersani dovrebbe fargli un riassunto, magari con l’ausilio di qualche disegnino. In caso contrario, dovremo dedurne che Bersani pensa di riformare con Berlusconi la miglior Costituzione del mondo, per trasformarla nella peggiore.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

domenica 25 aprile 2010

Onore e rispetto ai Partigiani e agli alleati.



Oggi è il 25 Aprile; Festa della liberazione d'Italia dall'occupazione nazi-fascista.

Voglio ricordare con ammirazione tutti coloro, uomini e donne, che hanno partecipato a tale evento. Onore e rispetto per tutti coloro che mi hanno permesso, con il loro sacrificio, di nascere uomo libero in uno Stato libero ...

Ennio Annibale Maione

sabato 24 aprile 2010

25 Aprile, la Storia non si cambia !!!

Il 25 aprile rappresenta un giorno fondamentale per la storia della Repubblica italiana. E’ l’anniversario della rivolta armata partigiana e popolare contro le truppe di occupazione naziste tedesche e contro i loro fiancheggiatori fascisti della Repubblica Sociale Italiana.

Alla liberazione dell’Italia dall'occupazione nazista e dalla dittatura fascista si è potuto arrivare grazie al sacrificio di tanti, giovani e non che, pur appartenendo ad un ampio ed eterogeneo schieramento politico (dai comunisti ai militari monarchici, passando per i gruppi cattolici, socialisti ed azionisti), si chiamavano con un solo nome: PARTIGIANI; combatterono al fianco di molti soldati provenienti da paesi diversi e lontani (dagli Stati Uniti all’Australia, senza dimenticare Inglesi e Francesi), ma tutti accolti come ALLEATI.

La STORIA dell’Italia repubblicana fonda interamente le proprie basi nell’esperienza dell’antifascismo che Piero Calamandrei definì “quel monumento che si chiama ora e sempre Resistenza”.

La Resistenza non è stata una "Guerra civile". Essa non è stata affatto una guerra di italiani contro italiani, come, in Spagna nel 1936, si era avuto uno scontro di spagnoli contro spagnoli.
In ITALIA vi fu lo scontro tra soldati e combattenti italiani contro gli invasori tedeschi ed i LORO collaboratori repubblichini, i primi, nel rispetto della pluralità politica, combattevano in nome della democrazia liberale o socialista che fosse, i secondi combattevano a fianco delle SS hitleriane sostenitrici della necessità di conquistare uno “spazio vitale” per la Germania nazista.

La RESISTENZA fu il momento storico in cui si affrontarono i sostenitori della libertà, della democrazia e della giustizia sociale contro gli adulatori della tirannide.

Premesso il rispetto per tutti i morti, ci opponiamo a quanto proposto, oggi più che mai, da più parti (politiche e non) di trasformare il 25 aprile nel giorno della pacificazione nazionale per ricordare i morti: i morti, tutti i morti, si commemorano il 2 novembre.
Il 25 APRILE è, e dovrà restare, la FESTA DELLA LIBERAZIONE!
Quella giornata di 65 anni fà ha posto le basi per la nascita della Nostra COSTITUZIONE.

Non riconoscere il 25 Aprile è il primo passo verso lo stravolgimento, che qualcuno chiama riforma, della COSTITUZIONE ITALIANA.

La Storia non si cambia. Il 25 APRILE è la giornata dei PARTIGIANI e non dei FASCISTI. Ora e sempre RESISTENZA.

IdV Gualtieri

mercoledì 21 aprile 2010

Gigi Riva: "Io padano doc dico a Bossi jr: l'Italia non ha bisogno di te"




di Paolo Salvatore Orrù

"Non ho mai detto che non tiferò per l' Italia, ma non sarò davanti alla televisione a guardare le partite" ha chiarito Renzo Bossi, ai microfoni dell'Alfonso Signorini Show (Radio Monte Carlo). Ben addestrati, i giovani politici imparano presto a fare dietro front. Soprattutto quando le parole usate con troppa incoscienza possono diventare dannose alla causa. Ritrattare è semplice, basta accusare il giornalista di turno – questa volta quello di Vanity Fair - di non aver saputo interpretare con ponderatezza tutta la complessità del verbo.

Il dietro front del leghista non ha impressionato l’ex ala sinistra della Nazionale e del Cagliari, Gigi Riva. Diventato, grazie a Gianni Brera, l'antesignano, il simbolo del “padano” doc (l’ex azzurro è nato a Leggiuno, in provincia di Varese) quando la Lega di Umberto Bossi non era ancora nata politicamente. “Io sono cresciuto a non più di cinque chilometri da dove è nato Bossi jr. Così mi sono fatto un’idea su di lui: o è un esaltato e allora sarebbe facile spiegare il significato delle sue parole. Oppure è uno che merita un calcio nel sedere: la politica deve tornare ad essere una cosa seria non un gioco per figli di papà”.

C’è chi viene al mondo per nuotare libero nel mare delle idee e chi invece si accontenta di fare qualche bracciata nelle acque del Po. "Ho solo detto che oggi la nostra idea è quella di cambiare il Paese modificandolo in senso federale seguendo il progetto della Lega. I giornalisti, si sa, esasperano spesso il senso di certe dichiarazioni", ha detto nel corso del Signorini Show il figlio del leader della Lega. L’ex calciatore non mai avuto bisogno di due interviste per spiegare un concetto.

Per lui la Patria non è la Padania è l’Italia: “Il tricolore mi commuove ancora. L’inno di Mameli mi fa venire i brividi. Le esternazioni di Bossi jr documentano che il nostro Paese sta vivendo un momento poco esaltante, incapace di offrire prospettive politiche migliori”.Per Riva il Paese è un’entità complessa che non può essere circoscritta dagli interessi di parte. “Il Sud è un po’ più indietro perché ha subito i condizionamenti dello Stato: se nella Penisola non avessero scoperto il mare della Sardegna, l’Isola sarebbe ancora stata considerata la regione in cui sbattere il carabiniere che si comporta male. Purtroppo la Sardegna - ma è un ragionamento che vale anche per le altre regioni del Sud - ha mandato al Parlamento politici che poi non si sono mai interessati dei problemi dei territori che avrebbero dovuto rappresentare”.

In politica come nel calcio Riva teme – è avvenuto anche dopo la vittoria azzurra ai Mondiali del 2006 – la comparsa dei “lenzuoli bianchi”. Ovvero la comparsa di quei politici che hanno fatto propria la vittoria e l’hanno commentata cosa se fosse cosa loro. Leghisti compresi. “Nel 2006, quando siamo partiti da Pisa alla volta di Monaco all’aeroporto non c’erano politici. Sono saliti sul treno dei vincitori con il passare dei turni”. Questa è una caratteristica che va al di là di qualunque connotazione politica: “Senatori e onorevoli corrono come mosche dove ci sono televisioni, fotografi, giornali. Altrimenti dicono di avere un impegno urgente da altre parti: la sconfitta – si sa - non ha mai né padre né madre. Invece siamo arrivati fino alla fine e siamo stati festeggiati in tutta l’Italia. Lombardia, Veneto e Piemonte comprese”, conclude Riva.

Fonte: Tiscali.it

lunedì 19 aprile 2010

PREDICARE BENE E RAZZOLARE MALE.


Nel 2009 il Veneto, che ha appena tributato un consenso elettorale record alla Lega, ha perso circa 52.000 posti di lavoro, il numero dei disoccupati ha raggiunto il livello di 126.500 persone. Secondo l’agenzia Veneto Lavoro il prodotto interno lordo in questa regione chiave dell’economia nazionale è calato del 4,8% lo scorso anno, il prodotto pro-capite è sceso ai livelli di dieci anni fa e un recupero sulla media del 2008 sarà possibile solo nel 2015, se tutto andrà per il meglio. I più colpiti, quelli che pagano gli effetti più duri della crisi, sono gli operai maschi, stranieri e con un contratto a tempo determinato. Sono stati licenziati, difficilmente troveranno un’occupazione nel breve-medio periodo.

Questa è la realtà sociale ed economica del Veneto. Una realtà difficile come in molte altre regioni italiane. Poi c’è la politica, ci sono le amministrazioni, ci sono i nuovi leader leghisti. Uno si aspetterebbe che davanti a una crisi spaventosa e dopo una vittoria elettorale senza condizioni gli amministratori di Bossi affrontassero questo momento delicato con piglio deciso e provvedimenti adeguati all’emergenza. Ma, per ora, bisogna aspettare. Anche gli uomini della Lega tengono famiglia e amano i piaceri del potere.

A Treviso i leghisti rifanno la sede della provincia come se fosse una reggia spendendo senza ritegno e comprando pure un tavolo di cristallo da 12mila euro ma poi negano i soldi alle scuole. La presidente della provincia e sindaco di San Donà Francesca Zaccariotto, astro nascente della Lega, appena eletta si era aumentata lo stipendio. Altri amministratori e sindaci leghisti, ad esempio ad Asolo e in altri comuni del trevigiano, hanno pensato che, crisi o non crisi, è giunto il momento di arrotondare stipendi e indennità perché non si vive solo di aria e di gloria politica.


Sono solo alcuni esempi della Lega di governo e di sottogoverno raccontati nell’inchiesta di Toni Fontana che offre un punto di vista diverso e alternativo sulla classe di governo di Bossi che, accanto ad amministratori abili e presentabili, propone il sindaco di Adro che non vuole dare da mangiare ai bambini delle famiglie morose o la giunta di Brescia che nega il bonus bebè ai figli degli immigrati.

Oggi che la Lega ha in mano la guida del Piemonte e del Veneto, e partecipa al governo in Lombardia puntando anche a Palazzo Marino a Milano, mostra sul territorio la sua faccia feroce coi più deboli e, su un livello più alto di potere, capitalizza il numero dei voti esigendo, come ha detto esplicitamente Bossi, «le banche del Nord, perché ce lo chiede il popolo» e punta a infilare i suoi uomini nei consigli di amministrazione delle grandi aziende di Stato e nelle municipalizzate. Come si può contrastare questa Vandea?

Con la presenza, la testimonianza forte di una politica diversa. Tonino Guerra ha scritto al Corriere della Sera per proporre al presidente della Repubblica di scegliere come senatore l’italiano «che non ci sta», l’imprenditore Silvano Lancini che ha pagato i diecimila euro di rette arretrate della mensa dei bambini di Adro. Una speranza.

Fonte: Unita.it
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domenica 18 aprile 2010

LETTERA DI ROBERTO SAVIANO A BERLUSCONI



"Presidente Silvio Berlusconi, le scrivo dopo che in una conferenza stampa tenuta da lei a Palazzo Chigi sono stato accusato, anzi il mio libro è stato accusato di essere responsabile di "supporto promozionale alle cosche". Non sono accuse nuove. Mi vengono rivolte da anni: si fermi un momento a pensare a cosa le sue parole significano. A quanti cronisti, operatori sociali, a quanti avvocati, giudici, magistrati, a quanti narratori, registi, ma anche a quanti cittadini che da anni, in certe parti d'Italia, trovano la forza di raccontare, di esporsi, di opporsi, pensi a quanti hanno rischiato e stanno tutt'ora rischiando, eppure vengono accusati di essere fiancheggiatori delle organizzazioni criminali per il solo volerne parlare. Perché per lei è meglio non dire; è meglio la narrativa del silenzio. Del visto e taciuto. Del lasciar fare alle polizie ai tribunali come se le mafie fossero cosa loro. Affari loro. E le mafie vogliono esattamente che i loro affari siano cosa loro, Cosa nostra appunto è un'espressione ancor prima di divenire il nome di un'organizzazione.

Io credo che solo e unicamente la verità serva a dare dignità a un Paese. Il potere mafioso è determinato da chi racconta il crimine o da chi commette il crimine?

Il ruolo della 'ndrangheta, della camorra, di Cosa nostra è determinato dal suo volume d'affari - cento miliardi di euro all'anno di profitto - un volume d'affari che supera di gran lunga le più granitiche aziende italiane. Questo può non esser detto? Lei stesso ha presentato un dato che parla del sequestro alle mafie per un valore pari a dieci miliardi di euro. Questo significa che sono gli scrittori ad inventare? Ad esagerare? A commettere crimine con la loro parola? Perché? Michele Greco il boss di Cosa Nostra morto in carcere al processo contro di lui si difese dicendo che "era tutta colpa de Il Padrino" se in Sicilia venivano istruiti processi contro la mafia. Nicola Schiavone, il padre dei boss Francesco Schiavone e Walter Schiavone, dinanzi alle telecamere ha ribadito che la camorra era nella testa di chi scriveva di camorra, che il fenomeno era solo legato al crimine di strada e che io stesso ero il vero camorrista che scriveva di queste storie quando raccontava che la camorra era impresa, cemento, rifiuti, politica.

Per i clan che in questi anni si sono visti raccontare, la parola ha rappresentato sempre un affronto perché rendeva di tutti informazioni e comportamenti che volevano restassero di pochi. Perché quando la parola rende cittadinanza universale a quelli che prima erano considerati argomenti particolari, lontani, per pochi, è in quell'istante che sta chiamando un intervento di tutti, un impegno di molti, una decisione che non riguarda più solo addetti ai lavori e cronisti di nera. Le ricordo le parole di Paolo Borsellino in ricordo di Giovanni Falcone pronunciate poco prima che lui stesso fosse ammazzato. "La lotta alla mafia è il primo problema da risolvere ... non deve essere soltanto una distaccata opera di repressione ma un movimento culturale e morale che coinvolga tutti e specialmente le giovani generazioni le spinga a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale della indifferenza della contiguità e quindi della complicità. Ricordo la felicità di Falcone quando in un breve periodo di entusiasmo mi disse: la gente fa il tifo per noi. E con ciò non intendeva riferirsi soltanto al conforto che l'appoggio morale dà al lavoro dei giudici, significava soprattutto che il nostro lavoro stava anche smuovendo le coscienze".

Il silenzio è ciò che vogliono. Vogliono che tutto si riduca a un problema tra guardie e ladri. Ma non è così. E' mostrando, facendo vedere, che si ha la possibilità di avere un contrasto. Lo stesso Piano Caserta che il suo governo ha attuato è partito perché è stata accesa la luce sull'organizzazione dei casalesi prima nota solo agli addetti ai lavori e a chi subiva i suoi ricatti. Eppure la sua non è un'accusa nuova. Anche molte personalità del centrosinistra campano, quando uscì il libro, dissero che avevo diffamato il rinascimento napoletano, che mi ero fatto pubblicità, che la mia era semplicemente un'insana voglia di apparire. Quando c'è un incendio si lascia fuggire chi ha appiccato le fiamme e si dà la colpa a chi ha dato l'allarme? Guardando a chi ha pagato con la vita la lotta per la verità, trovo assurdo e sconfortante pensare che il silenzio sia l'unica strada raccomandabile. Eppure, Presidente, avrebbe potuto dire molte cose per dimostrare l'impegno antimafia degli italiani. Avrebbe potuto raccontare che l'Italia è il paese con la migliore legislazione antimafia del mondo. Avrebbe potuto ricordare di come noi italiani offriamo il know-how dell'antimafia a mezzo mondo. Le organizzazioni criminali in questa fase di crisi generalizzata si stanno infiltrando nei sistemi finanziari ed economici dell'occidente e oggi gli esperti italiani vengono chiamati a dare informazioni per aiutare i governi a combattere le organizzazioni criminali di ogni genealogia. E' drammatico - e ne siamo consapevoli in molti - essere etichettati mafiosi ogni volta che un italiano supera i confini della sua terra. Certo che lo è. Ma non è con il silenzio che mostriamo di essere diversi e migliori.

Diffondendo il valore della responsabilità, del coraggio del dire, del valore della denuncia, della forza dell'accusa, possiamo cambiare le cose. Accusare chi racconta il potere della criminalità organizzata di fare cattiva pubblicità al paese non è un modo per migliorare l'immagine italiana quanto piuttosto per isolare chi lo fa. Raccontare è il modo per innescare il cambiamento. Questa è l'unica strada per dimostrare che siamo il paese di Giovanni Falcone, di Don Peppe Diana, e non il paese di Totò Riina e di Schiavone Sandokan.

Credo che nella battaglia antimafia non ci sia una destra o una sinistra con cui stare. Credo semplicemente che ci sia un movimento culturale e morale al quale aspirare. Io continuerò a parlare a tutti, qualunque sarà il credo politico, anche e soprattutto ai suoi elettori, Presidente: molti di loro, credo, saranno rimasti sbigottiti ed indignati dalle sue parole. Chiedo ai suoi elettori, chiedo agli elettori del Pdl di aiutarla a smentire le sue parole. E' l'unico modo per ridare la giusta direzione alla lotta alla mafia. Chiederei di porgere le sue scuse non a me - che ormai ci sono abituato - ma ai parenti delle vittime di tutti coloro che sono caduti raccontando. Io sono un autore che ha pubblicato i suoi libri per Mondadori e Einaudi, entrambe case editrici di proprietà della sua famiglia. Ho sempre pensato che la storia partita da molto lontano della Mondadori fosse pienamente in linea per accettare un tipo di narrazione come la mia, pensavo che avesse gli strumenti per convalidare anche posizioni forti, correnti di pensiero diverse.

Dopo le sue parole non so se sarà più così. E non so se lo sarà per tutti gli autori che si sono occupati di mafie esponendo loro stessi e che Mondadori e Einaudi in questi anni hanno pubblicato. La cosa che farò sarà incontrare le persone nella casa editrice che in questi anni hanno lavorato con me, donne e uomini che hanno creduto nelle mie parole e sono riuscite a far arrivare le mie storie al grande pubblico. Persone che hanno spesso dovuto difendersi dall'accusa di essere editor, uffici stampa, dirigenti, "comprati". E che invece fino ad ora hanno svolto un grande lavoro. E' da loro che voglio risposte.

Una cosa è certa: io, come molti altri, continueremo a raccontare. Userò la parola come un modo per condividere, per aggiustare il mondo, per capire. Sono nato, caro Presidente, in una terra meravigliosa e purtroppo devastata, la cui bellezza però continua a darmi forza per sognare la possibilità di una Italia diversa. Una Italia che può cambiare solo se il sud può cambiare. Lo giuro Presidente, anche a nome degli italiani che considerano i propri morti tutti coloro che sono caduti combattendo le organizzazioni criminali, che non ci sarà giorno in cui taceremo. Questo lo prometto. A voce alta."

Fonte: Repubblica.it
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